Samantha (SECONDA PARTE)
Dopo il drink attraversiamo di nuovo la pista mano nella mano e ci dirigiamo dall’altra parte, dove c’è il corridoio che immette nella stanza dei privè. L’omone della sicurezza mi riconosce e mi fa entrare senza chiedermi niente. «Mi mandi Manu?» gli chiedo mentre chiudo la porta alle sue spalle.
Percorriamo l’ampio vestibolo, all’interno del quale ci sono diversi privè ai lati. Superiamo una soffice tendina e ci mettiamo comode su un lungo divano in pelle nera. Questo è il privè riservato alle cubiste o alle ragazze del personale quando vogliono divertirsi con qualche cliente. Davanti a noi c’è un tavolino di vetro trasparente. La stanza è soffusa di rosa e la musica che proviene dalla pista è molto meno forte.
Mi avvicino repentinamente a lei e la bacio appassionatamente. Mentre lo faccio le tolgo la maglietta e la lascio cadere sul divano. Le afferro entrambe le mani e le sollevo unite sopra la sua testa. Con la mano libera le sbottono il reggiseno che scivola giù. Inizia a mugolare nella mia bocca, mentre la lingua pennella sulla sua. Con una mano continuo a tenerle ferme le sue in alto e con l’altra incomincio a stuzzicarle i capezzoli. Non ha un seno molto prosperoso: in questo siamo simili. La sua pelle è liscia e sul candido seno fioriscono dei turgidi capezzolini magenta. Ci gioco con le dita e li stringo un po’ tra l’indice e il medio. Prima il sinistro, poi passo dolcemente a torturare il capezzolo destro. Lei si irrigidisce e i mugolii si fanno più forti.
Entra Manuela (una mia amica che lavora al banco e porta le ordinazioni ai tavolini intorno alla pista e nei privè): «Cosa vi porto Meli?». Mi stacco dalla bocca di Samantha e, senza smettere di giochicchiare con il suo seno, ordino un White Russian e un Long Island. Manu mi sorride e esce. Il volto di Samantha è un po’ imbarazzato per la scena, ma la rassicuro dicendole che è una mia amica. Manu è abituata a vedermi nei privè in pose di questo genere; a dir la verità sono sempre in compagnia di ragazzi, e le ordinazioni le prendono loro dato che ho quasi sempre la bocca occupata…
Assaggio i suoi capezzolini: li succhio, li mordicchio, li lecco in punta con la lingua “a serpentina” . Lei inclina la testa e apre leggermente le gambe in quello che sembra essere un invito. La mia bocca sale per il collo e le sussurra all’orecchio: «Tesoro, ti va di mostrarmi ancora una volta quanto sei brava con la lingua?». Alza la testa e mi guarda sorpresa ma lusingata. Tutto quello che riesce a dire è: «Certo». Si accovaccia a terra davanti a me, sotto al tavolino di vetro; mi toglie il perizoma e inizia a leccarmela come aveva fatto 10 minuti prima. Adesso però sono decisamente più comoda e riesco a vederle meglio il volto serio, mentre la sua lingua scrupolosa disegna il piacere sul mio clitoride. Appoggia le mani sul mio interno coscia, spalancando leggermente le gambe e tirandomi un po’ più su la gonna. Rispondo sollevando le scarpe e appoggio i tacchi sul tavolino. Poi le spingo la testa verso il centro della mia eccitazione e non appena le afferro i capelli emetto un gemito. Non mi preoccupo di smettere di gemere nemmeno quando entra Manu con il vassoio sopra al quale ci sono i nostri cocktail. La cosa che mi intriga è che neanche Samantha si scompone quando la sente arrivare e continua a leccare esattamente come prima. Manu posa i drink sul tavolino e mi chiede se ho bisogno di altro. «No, ti ringrazio, per ora no» le rispondo cercando di mantenere il controllo. Lei mi sorride e non appena esce riprendo a gemere.
Pensavo ci volesse molto più tempo per giungere al mio secondo orgasmo, soprattutto perché il primo lo avevo ricevuto nemmeno mezz’ora prima, invece è riuscita a farmi venire abbastanza presto. La sua lingua è stata encomiabile, sembrava conoscesse a memoria ogni millimetro del mio clitoride e sapeva bene quando alternare succhiate golose a leccate frenetiche seguite da altre più lente. I miei gemiti sono stati più forti di prima nel bagno, soprattutto quando le ho goduto in bocca per la seconda volta.
Le lascio libera la testa e lei si stacca dal mio piacere che va man mano scemando ma che ancora batte dentro di me come un eco in lontananza. Mi guarda con occhi smarriti, ma poi la tranquillizzo col mio sorriso carico di apprezzamento. Beviamo i nostri drink e parliamo come due amiche.
«Ti va di venire da me?» le propongo.
«Adesso?» mi chiede con un tono un po’ titubante e sorpreso.
«Certo, se ti va…».
«Sì, mi farebbe piacere» conclude aprendosi in un bel sorriso. «Vado a dirlo alle mie amiche allora».
«Ok, ti aspetto fuori, all’entrata del parcheggio».
Appena esce la lampeggio con gli abbaglianti e lei, notandomi, si incammina a passo veloce verso la mia auto. Entra in macchina timidamente, con un’espressione incerta e imbarazzata, anche se riesco a scorgere sul suo viso tutta l’emozione che deriva dalle tante attenzioni che sta ricevendo da me.
Ho pensato che non sarebbe stato tanto credibile se me la fossi scopata così su due piedi e le avessi procurato un orgasmo nel bagno o nel privè. Anche se già dopo il contatto nella pista da ballo la sua mente è stata offus**ta dall’eccitazione, volevo che continuasse a pensare che se una ragazza come me si avvicina a una come lei è solo per “usare” la sua bocca a giovamento del piacere che può dare. Direi che questa strategia ha funzionato bene per ora, ma adesso che arriviamo a casa dovrò concentrarmi anche sul suo piacere, sia perché devo dare un senso ai 600€ e sia perché dopotutto credo che almeno un orgasmo se lo sia meritata. E poi, non credo sia giusto continuare a fare l’egoista.
In macchina non ci diciamo un granché e quasi facciamo finta che prima non sia successo niente tra di noi. All’ennesimo semaforo e con la macchina ferma in coda, mi avvicino improvvisamente e le stampo un bacio appassionato senza lasciarle un attimo per respirare. Lei si irrigidisce ma la sua lingua sembra non saziarsi mai della mia. Mi stacco con delicatezza appena sento il rumore del clacson proveniente dalla macchina dietro di noi; mentre metto la prima la sua linguetta spunta dalla bocca e accarezza velocemente le labbra come se volesse raccogliere ancora per un istante il sapore del mio bacio.
FINE SECONDA PARTE
Presto posterò il prosieguo…
Percorriamo l’ampio vestibolo, all’interno del quale ci sono diversi privè ai lati. Superiamo una soffice tendina e ci mettiamo comode su un lungo divano in pelle nera. Questo è il privè riservato alle cubiste o alle ragazze del personale quando vogliono divertirsi con qualche cliente. Davanti a noi c’è un tavolino di vetro trasparente. La stanza è soffusa di rosa e la musica che proviene dalla pista è molto meno forte.
Mi avvicino repentinamente a lei e la bacio appassionatamente. Mentre lo faccio le tolgo la maglietta e la lascio cadere sul divano. Le afferro entrambe le mani e le sollevo unite sopra la sua testa. Con la mano libera le sbottono il reggiseno che scivola giù. Inizia a mugolare nella mia bocca, mentre la lingua pennella sulla sua. Con una mano continuo a tenerle ferme le sue in alto e con l’altra incomincio a stuzzicarle i capezzoli. Non ha un seno molto prosperoso: in questo siamo simili. La sua pelle è liscia e sul candido seno fioriscono dei turgidi capezzolini magenta. Ci gioco con le dita e li stringo un po’ tra l’indice e il medio. Prima il sinistro, poi passo dolcemente a torturare il capezzolo destro. Lei si irrigidisce e i mugolii si fanno più forti.
Entra Manuela (una mia amica che lavora al banco e porta le ordinazioni ai tavolini intorno alla pista e nei privè): «Cosa vi porto Meli?». Mi stacco dalla bocca di Samantha e, senza smettere di giochicchiare con il suo seno, ordino un White Russian e un Long Island. Manu mi sorride e esce. Il volto di Samantha è un po’ imbarazzato per la scena, ma la rassicuro dicendole che è una mia amica. Manu è abituata a vedermi nei privè in pose di questo genere; a dir la verità sono sempre in compagnia di ragazzi, e le ordinazioni le prendono loro dato che ho quasi sempre la bocca occupata…
Assaggio i suoi capezzolini: li succhio, li mordicchio, li lecco in punta con la lingua “a serpentina” . Lei inclina la testa e apre leggermente le gambe in quello che sembra essere un invito. La mia bocca sale per il collo e le sussurra all’orecchio: «Tesoro, ti va di mostrarmi ancora una volta quanto sei brava con la lingua?». Alza la testa e mi guarda sorpresa ma lusingata. Tutto quello che riesce a dire è: «Certo». Si accovaccia a terra davanti a me, sotto al tavolino di vetro; mi toglie il perizoma e inizia a leccarmela come aveva fatto 10 minuti prima. Adesso però sono decisamente più comoda e riesco a vederle meglio il volto serio, mentre la sua lingua scrupolosa disegna il piacere sul mio clitoride. Appoggia le mani sul mio interno coscia, spalancando leggermente le gambe e tirandomi un po’ più su la gonna. Rispondo sollevando le scarpe e appoggio i tacchi sul tavolino. Poi le spingo la testa verso il centro della mia eccitazione e non appena le afferro i capelli emetto un gemito. Non mi preoccupo di smettere di gemere nemmeno quando entra Manu con il vassoio sopra al quale ci sono i nostri cocktail. La cosa che mi intriga è che neanche Samantha si scompone quando la sente arrivare e continua a leccare esattamente come prima. Manu posa i drink sul tavolino e mi chiede se ho bisogno di altro. «No, ti ringrazio, per ora no» le rispondo cercando di mantenere il controllo. Lei mi sorride e non appena esce riprendo a gemere.
Pensavo ci volesse molto più tempo per giungere al mio secondo orgasmo, soprattutto perché il primo lo avevo ricevuto nemmeno mezz’ora prima, invece è riuscita a farmi venire abbastanza presto. La sua lingua è stata encomiabile, sembrava conoscesse a memoria ogni millimetro del mio clitoride e sapeva bene quando alternare succhiate golose a leccate frenetiche seguite da altre più lente. I miei gemiti sono stati più forti di prima nel bagno, soprattutto quando le ho goduto in bocca per la seconda volta.
Le lascio libera la testa e lei si stacca dal mio piacere che va man mano scemando ma che ancora batte dentro di me come un eco in lontananza. Mi guarda con occhi smarriti, ma poi la tranquillizzo col mio sorriso carico di apprezzamento. Beviamo i nostri drink e parliamo come due amiche.
«Ti va di venire da me?» le propongo.
«Adesso?» mi chiede con un tono un po’ titubante e sorpreso.
«Certo, se ti va…».
«Sì, mi farebbe piacere» conclude aprendosi in un bel sorriso. «Vado a dirlo alle mie amiche allora».
«Ok, ti aspetto fuori, all’entrata del parcheggio».
Appena esce la lampeggio con gli abbaglianti e lei, notandomi, si incammina a passo veloce verso la mia auto. Entra in macchina timidamente, con un’espressione incerta e imbarazzata, anche se riesco a scorgere sul suo viso tutta l’emozione che deriva dalle tante attenzioni che sta ricevendo da me.
Ho pensato che non sarebbe stato tanto credibile se me la fossi scopata così su due piedi e le avessi procurato un orgasmo nel bagno o nel privè. Anche se già dopo il contatto nella pista da ballo la sua mente è stata offus**ta dall’eccitazione, volevo che continuasse a pensare che se una ragazza come me si avvicina a una come lei è solo per “usare” la sua bocca a giovamento del piacere che può dare. Direi che questa strategia ha funzionato bene per ora, ma adesso che arriviamo a casa dovrò concentrarmi anche sul suo piacere, sia perché devo dare un senso ai 600€ e sia perché dopotutto credo che almeno un orgasmo se lo sia meritata. E poi, non credo sia giusto continuare a fare l’egoista.
In macchina non ci diciamo un granché e quasi facciamo finta che prima non sia successo niente tra di noi. All’ennesimo semaforo e con la macchina ferma in coda, mi avvicino improvvisamente e le stampo un bacio appassionato senza lasciarle un attimo per respirare. Lei si irrigidisce ma la sua lingua sembra non saziarsi mai della mia. Mi stacco con delicatezza appena sento il rumore del clacson proveniente dalla macchina dietro di noi; mentre metto la prima la sua linguetta spunta dalla bocca e accarezza velocemente le labbra come se volesse raccogliere ancora per un istante il sapore del mio bacio.
FINE SECONDA PARTE
Presto posterò il prosieguo…
9 years ago