2007 - 2008
…Già quest’estate (giugno/agosto 2007), nonostante le cicatrici abbastanza evidenti dell’intervento subito all’addome per via dei “segni” lasciati dalla gravidanza, ed al seno (...già che dovevo andare sotto i ferri perché non approfittarne? ), ho notato che gli uomini del villaggio dove andiamo da dieci anni in vacanza, mi guardavano con occhi diversi: persone che non mi avevano neanche mai salutato, improvvisamente diventati gentili e disponibilissimi, i ragazzi “under 21”, che prima (…della dieta, durata 2 anni e della palestra -pilatesposturalegagstepgymmusic-, altrettanti) mi consideravano quasi alle soglie della senilità, quando passavo davanti al loro “baretto” per andare in spiaggia o al rimessaggio dove il mio CICISBEO tiene la nostra imbarcazione, improvvisamente ammutolivano. I più carini, quindi più sicuri e sfrontati mi guardavano sfacciatamente ora le tette, ora il culo, oppure direttamente negli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo per non tradire la violenta, nuova emozione che provavo, continuando a sentire i loro sguardi penetrarmi con il loro adolescenziale calore.
In particolare un ragazzo diciassettenne, intimo amico di mio nipote, il figlio di una mia ex collega, e di quello splendido personaggio che non ho avuto la fortuna di conoscere e dal quale abbiamo “ereditato” la gloriosa imbarcazione. Questo ragazzo, bellissimo e seducente, strapieno di pathos ed intrigantissimo con quel suo sguardo -trombinoparaculobeltenebroso-, biondo scuro ma non “slavato”, anzi: un “macho gentile”, con gli occhi di un blu intenso, empi di maschio orgoglio e sordo dolore. Sportivissimo e con un bel fisico atletico, spesso impegnato a farsi corteggiare dalle ragazze della sua età, sempre gioiosamente scodinzolanti attorno a lui (…e lo credo!), giocando a beach-volley o affrontando con il suo surf le forti libecciate tipiche delle nostre zone. Alto e slanciato, molto unito al padre per il quale aveva una vera e propria venerazione: esperto navigante, di grande serietà e compostezza proprie dei "lupi di mare" secondo i cui principi ha cercato di educare suo figlio. Pater Lux Mundi Est. Quattro anni fa, una grave malattia epatica l’ha portato a navigare altri mari, probabilmente più calmi e colmi d’amore. Uno dei totem che lo univa al suo amato papà è, appunto, la nostra attuale barca, che la mogie ha messo in vendita subito dopo il triste evento, raccomandandosi, attraverso un comune amico, collega del marito nella vendita di imbarcazioni marine, di cercare di “camuffarla” il più possibile, onde evitare un ulteriore dolore al figlio, allora appena quattordicenne, per il distacco da una "cosa" tanto amata che apparteneva a loro due e che suggellava ad ogni uscita il loro rapporto d’amore, di stima, di unione... Molto più di una semplice cosa e che, probabilmente, considerava anche sua: "il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce", insegnava il saggio…
Grande è stato l’imbarazzo dei primi tempi che prendevamo la barca se lui era nei paraggi, peggio quando, durante una libecciata, l’anno successivo, il CICISBEO, assolutamente inesperto e neofita seppur affascinato, sia del mare che delle sue ferree e pratiche leggi, mentre il ragazzo si stava preparando con il suo surf lui, con intento -paternoprotettivo- (ma assolutamente fuori luogo ed inappropriato, specie da lui così inesperto, nei confronti di un giovane atleta forgiato da suo padre, esperto nuotatore, subacqueo e marinaio!), gli si è rivolto raccomandandogli, saccentemente ed imperiosamente, di non entrare in acqua: “...Figliolo, non entrare in acqua: troppo pericolo con questo libeccio...!! (…Eh gia… Chissà con quale vento è meglio fare surf…?!). Avrei voluto sprofondare un metro sotto la sabbia bollente o meglio… Navigare le acque emozionanti e vive, viaggiando sulla stessa tavola di questo giovane Siddharta, lasciandomi trasportare dalla dolce leggerezza dell'essere e dalla spensieratezza della gioventù, libera da responsabilità, doveri, imposizioni, moralismi....
settembre 2007
In questa dimensione emotiva, si torna a Roma. già prima del rientro lui ha cominciato a parlarmi del rapporto di coppia, del bisogno di “creare” insieme quell'eros che inevitabilmente, con gli anni, si assopisce (…”specie se ci lascia andare come te!!”, aggiungo in cuor mio…), insomma la solita tarantella, ma ha ragione. Mi chiede cosa voglio io, cosa preferisco, quali sono le mie fantasie, cosa mi piace, chi mi piace (eh si, sembra facile: come posso confessargli che mi piacciono i bei ragazzoni, alti, atletici, slanciati, vincenti, paraculi e, magari, anche un po’ stronzi… Cioè il suo esatto opposto: troppo intelligente e sensibile per non fare 2 + 2 e troppo pigro e “rilassato” per porvi rimedio).
Timidamente accenno: “bè con un altro uomo, assieme a te, mi piacerebbe”.
Con le coppie abbiamo visto che si creano un sacco di problemi annessi e connessi (du' palle!), ci abbiamo provato anche con una singola, una ragazza di 22 anni, molto carina e “spregiudicata”, conosciuta in coppia con un bel ragazzo dell’alto lazio, poi lasciato da lei per le incomprensioni dovute alla loro giovane età e... probabilmente dalla poca esperienza di lei in fatto di eros, e che è rimasta a vivere con noi per circa 3 mesi… Ma le cose non sono andate come aveva sperato il mio caro CICISBEO, ed in breve si è ritrovato con due donne in casa da mantenere, depilare, fargli le acconciature, passare creme ed olii idratanti... Ma mai scopare o cose simili, né con me, né tantomeno con lei: dopo qualche giorno di convivenza gli aveva fatto capire chiaramente che non gradiva le sue avances, anzi… Dopo essersela fatta leccare da lui durante il ciclo (ed era abbondantissimo il 2° giorno), gli ha chiaramente espresso tutto il disprezzo che provava per lui… E che gli aveva fatto veramente schifo. E poi era chiaro che lui non le piacesse. Quindi si è adattato a questa nuova condizione di “double-cuck”, cercando cazzi per me e per lei, collezionando una serie di insuccessi tali da farci desistere anche per questa strada. Durante quei tre mesi, la ragazzina si è s**tenata un paio di volte, forse tre… mai con lui: con me, con un trans e con un mio focosissimo amico, che l’ha scopata con un vigore paralizzante (per lei e per chi assisteva, specie se maschio o aspirante tale): il “mitico”, l’”a****le” come lo chiamava lei, mentre la scopava con forza inaudita. Lui, il double-cuck, ha sempre fatto solo i suoi “servizi” da cornuto e le sue amatissime foto che, devo ammettere, gli riescono particolarmente bene e cariche di pathos, specie vedendole senza le ovvie e necessarie criptature.
Ad un certo punto non ha più retto e mi ha chiesto di mandarla via: l’ho fatto e la cosa mi dispiace ancora un po’… anche perché a questa ragazza non è andata molto bene.
Ma… questa è un’altra storia, torniamo a noi ed al nostro rientro a Roma…
Appena messo piede in casa e scaricati i bagagli di tre mesi di vacanza (eh si, abbiamo la fortuna di non aver bisogno di lavorare), si è subito piazzato davanti al suo “amante”, il pc, e da lì non si è mosso per giorni e giorni: probabilmente doveva recuperare sulla tabella di marcia delle sue seghe, eccitarsi con le e-mail che continuavano ad arrivare (nonostante fossero circa due anni che io non volevo incontrare nessuno), lui continuava speranzoso a mettere annunci, selezionare bull, chattare con quelli che si divertivano con lui facendogli fare di tutto, magari scambiandolo per un gay… a volte implorandomi di prestare la mia voce, anche per un minuto, per far verificare la mia esistenza e permettergli di continuare a farsi usare dai singoli perennemente arrapati, i quali, a loro volta, vivono nell'illusione che dietro il monitor ci sia una donna, dando vita ad una foto, ad un annuncio....
Ma una donna non c'è mai... O quasi...
Ogni tanto “tornava all’attacco” con la scusa di farmi leggere le e-mail per poterle selezionare, ma tutte si riferivano a noi non come coppia ma come “cornuto e troia” ed io mi domandavo se il mondo fosse abitato solo da alieni o anche da ragazzi normali che si rivolgono normalmente ad una donna e che sanno corteggiarla, un minimo di conquista, saper mettere due parole in croce, un pizzico di savoir-fair, almeno 4righe4 scritte degnamente, delle foto ”umane”… macché, e-mail “tipo”: –Singolo 34 enne non libero, porco, dotatissimo anche di cervello (22x18 è la misura più gettonata, quasi inflazionata), amante del sapone, conscio del proprio ruolo, educato, gentile, libero professionista e… a Roma 2 o 3 giorni a settimana per lavoro.
Eppoi dicono che a Roma nun se lavora!!... Ahò!!...
(oppure scopare, per alcuni signori singoli, è diventato un lavoro?!...).
Nel frattempo io riorganizzo la casa, nostra figlia inizia la scuola, mi iscrivo in una nuova palestra, più vicina a casa, molto attrezzata, e con un insegnante brasiliano veramente niente male… (la stessa età del mio CICISBEO, ma dimostra almeno 10 anni meno di lui), forse gay… mah, chissà: staremo a vedere. Tutti pischelli, comunque. Lui sempre incollato al suo pc, con la pancia che gli sta lievitando come un panettone natalizio (...e siamo solo all'inizio del solito, ciclico letargo invernale!). Ogni tanto entro improvvisamente nel suo studio (apposta?) ed immancabilmente lo trovo sprofondato e stravaccato sulla sua poltrona con il cazzo in mano, mai più duro che “barzotto”, a farsi le sue amate seghe, cercando in fretta e furia di rimetterlo dentro le mutande.
Come se non lo vedessi con i miei occhi quel che lasci sul pavimento, sotto la scrivania..
Da quando siamo rientrati in città mi sta mettendo in croce: vorrebbe una ragazza per aiutarlo nei lavori domestici, visti i nostri accordi, dice che non riesce a stare appresso a tutto (ah… allora adesso lo capisci che con tutto quello che avevo da fare non potevo avere né il tempo né la voglia di alimentare il materiale per le tue seghe?) ma io non voglio altre donne nel mio Regno specie le ragazze dell’est europeo che “si preparano” fin dai primissimi anni dell’adolescenza per venire in Italia, la loro “America” a conquistare i nostri CICISBEI, tutti contenti di riuscire a "conquistare" una diciannovenne bellissima sexy e piena di vita. E non si farebbero certo scrupoli a “prendersi” un bell’uomo di mezza età, che possa mantenerle, che le veneri come dee e che le permettesse anche di scopare con chi vuole. Chi rinuncerebbe ad un benestante, affascinante, servizievole CICISBEO?!? Stando con noi, anche solo per poche ore, sarebbe impossibile per una donna non accorgersi di questo nostro status di coppia e non esser tentata di provare a prenderselo; quindi niente ragazza, almeno per ora e… patti chiari ed amicizia lunga: “…se vuoi farmi fare la puttana, va bene, ma non intendo rinunciare, per questo, ai miei impegni. Le faccende domestiche quotidiane sono affidate a te!”(…anche se mi intriga l’idea delle due cameriere che, in casa, aspettano il mio rientro, magari con un amico…).
Verso la fine del mese, durante uno dei suoi “attacchi” vedo la foto di un bel ragazzo, di quelli tipo yuppiesromanordsotuttofigo e, a giudicare dalle foto, neanche messo male… Ed una e-mail normale, anzi due: una a me, rispettosissima e delicata nonostante esprimesse l'ovvia voglia di trombarmi, ed una a lui dove lo avvertiva che sarebbe stato il suo padrone e che gli avrebbe dato la sua razione di cazzo e di frustate. Intrigante... Finalmente acconsento a parlarci al telefono, il CICISBEO non sta più nella pelle (e nelle palle) dall’eccitazione… Carino, gentile, spigliato, simpatico, accetto di vederlo per conoscerlo: il primo appuntamento di quest’autunno caldo che graffierà il cuore. Si chiama Luis.
Come sempre, prima di un mio incontro galante, lui si dà da fare come può: oltre a depilarmi, farmi la messa in piega e, se occorre, la tinta, se vuole che io faccia la puttana per compiacerlo e farlo contento, quindi renderlo cornuto oltre che CICISBEO, come ambisce essere, qualcuno deve pur mandare avanti la casa con tutti gli impegni che questa comporta (la mia posizione, con lui, rimane sempre neutrale, come non m’importasse più di tanto: lo capirà, “alla fine della fiera”, che questo gioco non mi piace, che vederlo così mi fa solo rabbia, paura e schifo e rende impossibile provare il desiderio per un uomo, di stimarlo... di sentirsi la sua donna?! Come dire: “Guarda che stai giocando a nascondino da solo: io cerco altro...!!”).
Le donne che mi leggono sanno di cosa parlo… ogni giorno ci sono i letti da rifare, i pavimenti da scopare e lavare, il bucato, la cucina, i bagni, stirare (help), cucinare, far la spesa... poi "dobbiamo" essere belle, femminili, accattivanti e accondiscendenti. Inoltre io sono impegnata con la palestra dalle 9:30 fino verso mezzogiorno, dal lunedì al venerdì.
Mi vuole bella?... Un “prezzo” lo deve pur pagare, no…?
ottobre 2007
Dopo un centinaio di sms di “corteggiamento”, giovedì 4 ottobre, alle 11:00, accetto di incontrarlo per il canonico “caffè”. Viene all’appuntamento, sempre al solito posto, all’angolo della via dove abito, dove c’è un fioraio (…), con una bella moto nera (simile a quella del mio CICISBEO). E’ un bel ragazzo su per giù trentenne, single, pugliese, trasferitosi a Roma da anni, senza l’accento tipico del Salento, istruito, gentile, galante, educato... e molto carino. E’ uno di quei ragazzi un po’ “yuppie” (forse un po’ provinciale, attento alle firme ed all’apparire, ma piacevole), sicuramente tendente all’edonismo, ambiziosissimo e sembra essere abbastanza sicuro di se. Parliamo del più e del meno davanti a due flûte di Prosecco. C‘è il sole e siamo seduti fuori, sembra una giornata estiva tanto è calda. Sto benissimo. Lui sempre galante, gentilissimo, misurato nell’esprimermi il desiderio che gli suscito, mi mette sempre più a mio agio. Mi sento bella, giovane, fresca, spensierata, desiderata, adolescente… così distante dal CICISBEO che, con il cuore in gola ed il cazzo in mano sta aspettando il dettagliato reportage, impaziente e scodinzolante, gli occhi fissi al monitor e quasi ipnotizzato, assente, immerso nel suo narcisistico dolore. Allontanandoci dal bar, dopo aver pagato (constatando con sorpresa che il conto era veramente esiguo: 2 prosecchi, 3 euro -…-), Luis mi dice, avvicinandosi a me, che vorrebbe baciarmi, che si sente irresistibilmente attratto dalla mia femminilità, ma, gentilmente, da galantuomo, ha convenuto che, forse non era il caso, vista la vicinanza alla mia abitazione e… Il nonsense di fatto, aggiungo io, visto che non siamo più bambini, ci si è cercati e conosciuti attraverso un annuncio per adulti, e che il “fine” è abbastanza ovvio, scontato, ma al momento opportuno, nei luoghi appropriati ad una signora, e con il giusto pathos. Riaccompagnandolo dove aveva parcheggiato la sua moto, ho voluto provare a salirci (è più bassa della moto del CICISBEO), Luis mi s**tta delle foto “da mandare al cornuto” con il suo cellulare. Ne sono contenta, m’intriga l‘idea, ed accetto con piacere.
Ci vedremo prossimamente…
L’aiuto per il mio CICISBEO l’ho trovato. E’ una bella signora di 38 anni, mia coetanea, rumena, in Italia da molto tempo, pulita e gentilissima, mora e con una bella bocca curata e molto grande, labbra carnose ed importanti, l’aspetto sensuale e composto, intelligente, sveglio. Sono contentissima della scelta speriamo che non si riveli una… scopa nuova che scopa bene!... Durante il primo ed unico colloquio, le ho presentato il CICISBEO, quando, con un ordine secco e perentorio l’ho chiamato a voce alta e ferma: “cicci, un caffè ed un succo di frutta!”
Chi ben comincia è a metà dell’opera
sabato 13 ottobre…
...Luis è senza dubbio molto carino, gentile, premuroso, ma, ad un certo punto, esordisce con un sms secco, pesante, inaspettato, del solito volgare tenore della maggior parte dei messaggi dei “singoli monnezza” (forse fuori luogo: stavo lavando degli indumenti delicati, da fare mano…).
Mi sono risentita: mi sembrava lontano e “truffaldino” il suo modo gentile e garbato dei primi momenti, la dolce spensieratezza, quasi adolescenziale del primo incontro, il ricordo del sapore giovane e frizzante del prosecco diventato, di colpo, come le centinaia d’e-mail che mi fanno solo schifo (o quasi) lasciando un sapore tannico, di tappo fradicio e che spesso m’ha fatto ordinare al CICISBEO di togliere ogni traccia di me e di lui dalla rete.
Glielo dico, e lui da vero paraculo, si riprende benissimo, anche troppo, diventando un po’ melenso ma… va benissimo così, altrimenti mi manda a quel paese e ne avrebbe tutte le ragioni. M’invita a cena, mia suocera ci concede l’agognata ”ora d’aria”, e sabato 13 ottobre u.s., verso le 20:30 telefono a Luis dicendogli: “sono arrivata, sono sotto casa tua”.
Da quel momento in poi un tourbillon d’emozioni ci ha pervaso tutti e tre, rapiti dalla bellezza sobria ed ordinatissima della piccola e graziosa casa di questo giovane ragazzo, colto per lo più di sorpresa (si aspettava una chiamata prima che uscissi da casa, scusa Luis, l’emozione m’ha fregata e l’ho dimenticato…), affascinata dal suo giovane imbarazzo, dalla sua bocca calda e voluttuosa, dal suo desiderio, evidentissimo e duro, grosso, prepotente.
Il CICISBEO sistema la sua attrezzatura nel salotto mentre Louis, dolcissimo, finisce di preparare una (grassissima, ahimè) apple-pie. Io mi siedo in cucina, guardo Louis carino e imbarazzato, quasi tremante, che non sa se continuare a leggere la ricetta e finalmente infornare la torta o continuare a baciarmi, accarezzarmi, adularmi, corteggiarmi, toccarmi il sedere e tra le gambe, farmi sentire ad ogni occasione il suo cazzo duro che sembra volergli esplodere dai jeans. Sono bagnata, è una piacevole sensazione, specie pensando al sapore che lascerò sui panta-collant attillatissimi: li indosso senza null’altro sotto, il mio cicci avrà la sua “copertina di Linus” da annusare, nei prossimi giorni.
Lui è sulla porta che ci guarda attonito, bello (si, stasera lo vedo anche bello) elegantissimo, eccitato, nervoso... e pronto a subire la nostra giovane passione..
Luis, che aveva “promesso” fargli da padrone per quella sera, ha una brillante idea: gli mette un paio di strofinacci alla vita e gli ordina di impastare il burro al grano saraceno, potendosi così prendere cura di me ed impedendogli, di fatto, di muoversi, s**ttare le sue foto, azionare la videocamera, guardare… mi prende per mano e mi porta sul terrazzo, mi stringe forte a se, sento il suo sapore ed il suo desiderio, durissimo, eccitante, giovane. A tre metri da noi lui, ridicolo nel suo smoking Loro Piana, le maniche alzate alla rinfusa, i due strofinacci in vita e le mani nel grano saraceno, unte di burro e di gelosia, il viso paonazzo di eccitazione e paura, solitudine, senso di inadeguatezza. “Che ci sto a fare qui?”
Ho voglia di aprirmi a questo ragazzo, di sentirne il calore, percepire l’odore della sua pelle nuda, del suo cazzo duro e voglioso, di essere sua. Sento il nervosismo del cicci, lo conosco troppo bene per non sentirlo anch’io, ma in me, questa percezione aumenta l’eccitazione ed il desiderio, l’intrigo e la passione. Mi piace sentirmi così puttana e sono sempre più bagnata.
Tra baci e carezze varie la cena è pronta. La tavola, resa rettangolare da una prolunga è stata apparecchiata in modo che io e Luis siamo l’uno accanto all’altra, il cicci sulla prolunga, sul lato opposto. Due i ballon per il vino (buono, secco, freschissimo), tre per l’acqua: al cicci non faccio mai bere alcolici per non pregiudicare le sue prestazioni (ahimè!!).
Luis è un padrone di casa attento e premuroso, affabile e gentile (anche con il cicci), tenerissimo e… profumato. Finalmente una persona cui non puzza l’alito (è già tanto, sapete?!). Ha preparato orate al sale, una gustosissima insalata mista e… l’apple-pie (che non sopporto, ma ne ho gradito il senso, specie durante la preparazione). Teneramente si avvicina a me, i colori sono caldi, l’atmosfera sublime, lui dolcissimo, morbido, caldo. Mi bacia e mi accarezza con passione… prima di arrivare da lui, ci si era detti, “tutto da dopo cena, ok?” La cena era finita, il caffè sul fuoco ed io, appagata e soddisfatta di trovarmi regina in un piccolo regno ordinato e pulito, sempre più bagnata e tranquilla, decido che è giunto il momento di “cambiare pelle”.
Chiedo a Luis se posso andare alla toilette, il cicci mi prende il mio fedelissimo beauty-case. Sono piena di pipì, ho voglia di scaricarmi completamente la vescica, ne sento un bisogno impellente, ma non voglio sprecarla inutilmente. Li chiamo: il cicci vedendomi seduta sul water, le gambe larghe e la fica in fiamme, cade in ginocchio con la bocca semiaperta dall’eccitazione e dallo stupore, Luis è dietro di lui, in piedi, con il cazzo che sembra esplodergli dai jeans e la macchina fotografica in mano. “Voglio pisciarti in bocca, aprila, tira fuori la lingua!”. Lui si avvicina e comincia a leccarmi con la sua lingua calda, morbida… ha imparato a non indurirla, a disegnare dei numeri passando dalle labbra al clitoride, dall’interno all’esterno, ora allargandole leccando dentro, ora leccando delicatamente intorno. Comincio a farla inondandogli la gola, vedendo i rivoli della mia urina caldissima e saporita dall’alcol, scendergli lungo il pizzetto argenteo… lo afferro con forza e gli spingo la faccia sulla fica, ha gli occhiali, ma non m’importa, anzi: deve avere davanti a se i miei umori, ricordarlo ad ogni movimento, ad ogni impedimento visivo. Ha la bocca piena di pipì, la beve con voluttà, leccandomi, poi, in ogni anfratto in ogni pieghetta della sua amata Regina di Cuori.
Luis, come impazzito, eccitatissimo, s**tta a ripetizione decine di s**tti, ha anche sistemato la videocamera e, passata la macchina fotografica al cicisbeo (nel frattempo ricomposto ma con il suo cazzetto di fuori in contrasto con il bozzo che intravedo dai jeans di Luis), comincia a leccarmela anche lui, mi penetra con le mani, nella fica, nel culo, dappertutto lo sento su di me… mi lecca le scarpe, i piedi, mi stringe forte le tette fino a farmi male… riesco a dire soltanto, con voce roca e rotta dall’emozione e dall’eccitazione di quella notte che ormai aveva il colore ed il calore del fuoco: “Continua…!”.
Il cicisbeo è lì che s**tta le sue foto, in bilico sulla vasca da bagno, rannicchiato nel punto più in angolo della piccola stanza, con il suo smoking Loro Piana, il cazzetto moscio in bella mostra e la faccia paonazza e bagnata dalla pipì e dalla vergogna del suo ruolo: il cornuto e contento cicisbeo.
Non sarebbe meglio scoparmi?
Il caffè è andato tutto di fuori: “Questo non va affatto bene! Che razza di cicisbeo sei?!” Quindi Luis, dopo averlo costretto rannicchiato in terra, il cazzo durissimo in bocca, averglielo sbattuto in testa, schiaffeggiato sulle guance, di nuovo in gola, gli ha ordinato di ciucciargli i coglioni “grossi, gonfi e duri” e così, con la bocca piena dei coglioni del Bull che tra poco scoperà ed inculerà sua moglie in tutti i modi e le posizioni che l’oriente e l’occidente suggeriscono, si sente dire: “ti rendi conto, cornuto, che cosa hai fatto? Lo capisci, frocio, il danno che hai fatto? Dopo avermi ciucciato bene i coglioni, vai subito a spogliarti e a pulire con la lingua il pavimento della cucina e la macchina del gas… così potrai gustare anche tu il caffè!”
ed io, ridendo, aggiungo divertita: “tanto ti piace amaro vero, amore?”
Giovedì 25 ottobre 2007
Lo avevo sentito telefonicamente un lunedì, verso metà ottobre. Da subito mi è sembrato un ragazzo spigliato, volitivo e sicuro di se, spontaneo e gentile. Insomma, un tipo ok!... Dalla foto che aveva inviata via e-mail sembrava un bel ragazzone sportivo ma il cappellaccio che portava non rendeva possibile capirne il volto, lo sguardo… Quindi prendiamo appuntamento per il giovedì successivo. Sono intrigata e voglio continuare questa bella avventura appena iniziata (con Luis). Mi sento bella, tonica e calda. In palestra scarico tensioni e paure, il resto della giornata mi sembra di volare. Mercoledì mattina il cicisbeo si alza con il pisello particolarmente duro (incredibile: si prende il cialis per farsi le seghe: è unico nella sua erotica follia). Mi fa pena e non mi va di lasciarlo come ogni mattina davanti al suo pc, quindi decido di giocare un po con lui e di sacrificare la palestra. Mi faccio fare un clistere alla camomilla che mi svuota completamente, poi un altro con una tisana rinfrescante e buonissima. Sono svuotata e pulita: in questi casi la lingua del mio cicisbeo è perfetta, caldissima, e lui è molto preciso nel leccare bene ogni più piccolo residuo. Gli concedo finalmente di godere dentro di me: erano mesi che non glielo permettevo. Pieno il culo del suo sperma è stato un piacere concederlo alla sua bocca avida, direttamente dal buco che gli piace tanto leccare. Gli prometto solennemente che se mai qualcuno dei miei amici viene nel mio culo (quando e se sarà possibile e analisi cliniche permettendo) gli donerò lo stesso ambito regalo!... Mi masturbo pensandoci e pensando all’incontro di domani con Roberto, sperando che con lui possa sentirmi femmina fino in fondo, sperando che lui mi scopi…
Mi aiuto con un vibratore, mentre cicci mi lecca devoto figa e culo. Vengo mentre gli piscio in bocca la mia eccitazione e la mia rabbia, inondandolo di sapore e di umore… mi asciugo strusciandomi sulla sua testa, vado a farmi una doccia rilassante e lo lascio a pulire. Forse lo amo proprio perché è così. Arriva la sera: nessun messaggio, nessuna chiamata da Roberto. Giovedì mattina, stesso silenzio… Mah, sarà il solito “vorrei ma non posso”, oppure c’ha ripensato, staremo a vedere!... Il lunedì successivo squilla il telefono: è lui. Non gli nascondo che sono un po’ scocciata dalla buca dello scorso giovedì, ma lui riprende bene la conversazione dapprima scusandosi, poi giustificandosi era la prima volta e non credeva “si facesse sul serio”. Bè, acconsento di vederlo per il giovedì successivo (evidentemente, come le colf è il suo giorno di libera uscita). Appuntamento alle h 11. Arrivo e lo vedo parcheggiato dove avevamo convenuto, mi accosto alla sua auto, abbasso il finestrino e vedo un bel ragazzo, biondo, occhi verdi, spalle larghe ed un bel sorriso accattivante. In quel momento ho deciso di farla “hard”, non sapevo né come né quando, ma con lui avrei raggiunto lo scopo prefissatomi, evidentemente ed inconsciamente già “premeditato”. Andiamo al solito bar, solito tavolino e ci guardiamo un po’ imbarazzati ed un po’ divertiti… lui mi dice che gli piacerebbe, oltre ad avermi conosciuta, potermi “sentire” più da vicino, sentire il mio calore. Non era preventivato, per quella giornata, un incontro: mia figlia sarebbe uscita alla solita ora da scuola e sarebbe arrivata a casa, cicci non sapeva nulla né aveva preparato, come suo solito, il “set” per le sue (belle) foto. Io decido (ma avevo già deciso…) che lo voglio. Subito. Gli dico: “…io abito dietro a quel palazzo, se ti va potremmo andare da me: mi servono solo 10 minuti per organizzarmi”. Lui, come se avesse ingoiato un rospo, impaurito e sorpreso risponde “anche mezz’ora se vuoi!” (evidentemente, ho pensato, gli serve il tempo utile per il cialis o per il viagra). Telefono alla provvidenziale nonna, mi accordo per mia figlia, telefono a scuola e lascio il messaggio per lei. Ci avviamo verso casa e, appena sotto il palazzo mando un messaggio al cicisbeo: “affacciati al balcone”.
Sono le 11:45… Salendo, nell’ascensore, Roberto mi accarezza delicatamente i capelli, mi prende per la nuca con la sua grande mano e mi avvicina a se baciandomi delicatamente. Sono eccitata, bagnata ed il cuore mi batte all’impazzata: a lui non ho detto niente di cicci e cicci non sa nulla di questo ragazzo. Stavolta è veramente un bel “Play-game” Entriamo a casa e non si sente volare una mosca, avvio la musica, faccio accomodare Roberto e vado a cambiarmi…. Ovvero a togliermi i pantaloni, resto con un vestitino corto fino all’inguine, i tacchi giusti e vado a vedere come sta cicci. Lo trovo mezzo tramortito che fissa il pc con le foto che ci ha s**ttato in fretta e furia dal balcone non mi dice una parola, accenna ad un “ciao” che gli esce come un rantolo, l’espressione tra l’offeso e il terrorizzato. Gli sento il cuore sbattere nel petto. Lo accarezzo con amore e gli sussurro: “quando ti chiamo vieni di la, che ti presento Roberto: è un bel ragazzo ed è molto gentile, mi piace.” Cicci annuisce e continua a guardare lo schermo con lo screensaver che fa girare le mie foto con lui, quando lui si comportava da maschio ed io mi sentivo la sua femmina, solo sua “
…Claudio, ci porti due caffè per favore?” ed è così che sei entrato nella scena di una esperienza che non dimenticheremo facilmente. Arrivi con il tuo solito modo gentile, ti presenti (vicino a lui sembri più bassetto di quanto non sei), e gli chiedi se il caffè lo preferisce macchiato, zuccherato o corretto. E scappi via appena ti risponde “lo prendo amaro, grazie”. Rimango sola con lui, entrambi in piedi. Ho voglia di toccare quei muscoli duri, le gambe solide, le spalle forti.
Ho voglia di leccargli la pelle, sentirne l’odore, sentire la consistenza del suo cazzo che preme contro i jeans… Il ventre è piatto e muscoloso, passando delicatamente la mano sugli addominali ne percepisco la forza e sento un brivido traversarlo. Il cicisbeo ha portato i caffè, sta posizionando la video camera ed io non posso fare a meno di far scorrere la mano verso l’inguine, entrare nei jeans, toccargli finalmente il cazzo che sento durissimo e bollente.
Gli occhi di cicci sono nei miei: leggo dolore e paura, inadeguatezza e rassegnazione. Sento un brivido attraversarmi figa e cuore, ho bisogno di un uomo, mi alzo in punta di piedi e bacio Roberto con tutto il mio calore dicendogli “hai veramente un bel cazzo”.
Chiedo al cicisbeo di posizionare meglio i cuscini mentre mi metto in ginocchio su un divano offrendo la bocca al cazzo di Roberto che, nel frattempo, si è spogliato lasciandosi ammirare in tutta la sua giovane e virile bellezza. Gli piace sentire le mie labbra. Quando passo la lingua intorno al glande, mi dice frasi piene di passione e di erotismo, mi dice che ho un culo da favola, che non vede l’ora di scoparmelo… lascio il cazzo e salgo lungo il ventre, i capezzoli sono turgidi ed eccitati, lo bacio e gli sussurro: “ti prego, scopami! Ora!”
Ordino a cicci di leccarmela e riprendo avidamente in bocca il cazzo di Roberto. Le palle sono gonfie e rosse… depilate, dolcissime. Sono completamente fradicia, ho bisogno di sentire un cazzo forte, grosso e duro penetrarmi e sbattermi, Roberto lo capisce, mi toglie il cazzo dalla bocca, gira intorno al divano, scansa cicci e si mette dietro di me tenendomi il collo con una mano e mettendomelo finalmente dentro, cominciando a pomparmi, dapprima con lenta dolcezza poi sempre più forte, fino a spostare il divano alla parete opposta.
Mi scopa per dieci minuti senza darmi tregua, il cicisbeo è andato in un’altra stanza lasciando accese video camera e macchina fotografica in automatico. Sento gli s**tti inesorabili che fisseranno il tempo, l’attimo che si tramuterà in un sordo dolore (x cicci) e in un dolce ricordo (x me) in una conquista insperata per il giovane pilota. La dualità dei sentimenti o il punto di vista diverso? Roberto mi prende in braccio e mi porta sui cuscini precedentemente sistemati, mi mette a pecorina e mi allarga il culo con le mani sputandoci dentro: è una sensazione incredibile! Voglio essere sua, ma voglio che cicci ci sia, che nel frattempo mi lecchi, che subisca “live” questa emozione violentissima che entrambi stiamo vivendo.
Lo chiamo, arriva e si mette sotto di me, con la bocca in corrispondenza della figa, mentre Roberto mi scopa nel culo con una forza quasi inumana. Ad ogni pompata, dalla figa mi escono umori e piccoli schizzi di pipì: mi raccomando con cicci di non sporcare i cuscini, di stare attento… di bere tutto… di leccare ancora… ancora… ancora… vengo urlando e strofinando la figa sul viso del cicisbeo, con il culo pieno del cazzo di Roberto. Oggi mi sento veramente troia!...Ho bisogno di un time-break e vado in bagno. Anche Roberto deve, quindi chiedo a cicci se lo accompagna nell’altra toilette e lo aiuta (a qualcuno, a volte, piace “usarlo” come faccio io…) ma una volta entrati, Roberto lo ringrazia e lo fa uscire dal bagno lasciandolo fuori la porta. Mi sa che stavolta il cicci non “vede” né figa, né culo, né cazzo!... Bè, in compenso avrà molto materiale per le sue seghe. Roberto torna, ricomincia a scoparmi con foga la figa ed il culo, ancora ed ancora finché, sfinito, mi viene in bocca ed esclama soddisfatto: "...E vai!! Ce l'ho fatta!!" (...)
Andato via Roberto, lo saluto dal balcone e mi rendo conto che cicci è a brandelli: è il momento di prendermi cura di lui: “Amore, vieni a vedere come mi ha ridotto il culo Roberto: guardalo, annusalo, leccalo…”
I giorni seguenti sono stati tra i più difficili, costruttivi, profondi e dolorosi delle nostre vite: l’analisi di quanto è successo, il perché e le motivazioni all’origine hanno determinato una crescita inaspettata e la conoscenza di alcuni aspetti della nostra psiche, finora sconosciuti alla mente e latenti nel nostro inconscio.
…dopo 6 mesi esatti…
25 aprile 2008, domani è il mio compleanno...
Domani è il mio compleanno. Clarissa sono giorni che sta cercando di organizzare qualcosa, ma sembra cercare al buio, evidentemente ora, io a lei, più di tanto non stimolo né eros né fantasie. Ed è una costante dei climi freddi, vista la mia solita involuzione invernale. Ma ieri, ha scritto un ragazzo incredibilmente sexy e dotato. E sembra aver innes**to in Clarissa quella magica esplosione che può condurre ad emozioni violente e d'azzardo. La sera la contatta via messenger, si conoscono per quanto possibile in chat, parlano del più e del meno, giocano in webcam e a Clarissa non possono sfuggire le due sue caratteristiche principali: una risata schietta e coinvolgente, caratteristica, aperta, volitiva ed anche una particolare propensione all'eros, coadiuvata dal suo aspetto fisico (sexy, forte e possente) e... dal resto (sempre apprezzato dalle donne, checché si dica) e si danno un appuntamento per il giorno dopo, il 25 aprile, il giorno della "liberazione" per un tè. Si chiama Alì.
Contemporaneamente, nell'ansiosa frenesia di dover necessariamente organizzare qualcosa per festeggiare il mio compleanno, da appuntamento anche ad un altro ragazzo di Perugia che aveva inviato anche lui un'e-mail qualche giorno prima il quale, seppur sconcertato da tanta facilità di approccio (accidenti, manco ho mandato un'e-mail e già si tromba!!), si dice disponibile e di lì a qualche ora sarebbe arrivato a Roma, magari in serata.
Sono le 17 del 25 aprile, squilla il telefono, è Alì che chiama Clarissa annunciandole il suo arrivo di lì a 10 minuti. Clarissa lo accoglie e lo fa accomodare in salone. Io, in fibrillazione, preparo le ultime apparecchiature, organizzo i vassoi per servire qualcosa, mi domando come andrà a finire stavolta e quale sarà il ruolo che Clarissa sceglierà per me, mentre il cuore batte rullando ritmi sempre più concitati ed irregolari. Entro dalla finestra del terrazzo, mi presento e la prima cosa che esclamo, vedendolo e guardandolo negli occhi è "ehilà, come sei bello!" e lì, forse, ho decretato quello che di lì a qualche ora sarebbe stato il mio regalo di compleanno.
Così Clarissa mi informa sul suo lavoro: è un ex combattente dell’esercito (quelli che vanno in guerra), ha partecipato a diverse missioni, in Etiopia ed in altre parti del mondo. E' un incursore, quindi tempra e nervi d'acciaio. Praticamente Rambo. In questo periodo è a Roma. Siamo vicinissimi: noi abitiamo tra la sua abitazione ed il suo lavoro. Clarissa è come su una nuvola, sembra essere completamente rapita dal fascino avventuroso di Alì, dalla sua bellezza mascolina, dai suoi occhi magnetici, quasi orientali e dalla potenza che si immagina guardando i muscoli delle braccia, delle spalle. Clarissa trova il modo di farmi finire di parlare, quindi chiedo loro cosa desiderano: due caffè... corro in cucina a prepararli (anche perché mi sento di troppo ed inadeguato) ed a metabolizzare le notizie appena ricevute: Alì incarna perfettamente, o quasi, l'ideale fantastico, infantile ed adolescenziale di Clarissa. Credo che saranno fuochi d'artificio. Intanto sento le loro voci, quindi accendo la webcam dal salone al mio studio, promettendo a me stesso di non disturbarli più se non chiamato.
Poi tutto tace. Dal monitor vedo Alì che sfiora i capelli di Clarissa accennando una carezza, la tira a se e la bacia con passione. Lui si alza, si toglie la camicia e si volta di spalle. Non sentendo i loro dialoghi, ma solo immaginandoli, il cuore comincia a sussultarmi nel petto come fosse impazzito, fino all'insorgere di un violento mal di testa, che cerco di contrastare per quanto posso.
All'improvviso si scollega la webcam, quindi sono costretto ad entrare in salone per riavviarla (non reggerei al silenzio assoluto senza nemmeno poter vedere "cosa" succede, "come" succede. Cerco di essere invisibile, ma Clarissa mi chiama e mi dice: "Cicci, guarda che tatuaggio ha Alì" e lo fa girare di spalle, lui la tira violentemente a se e la bacia con passione, ricambiata e sentita... lei si ritrae da lui per poterlo guardare, lo accarezza vogliosamente, lo gira ed esclama "come sei... tanto!... Sei bello!".
Ed in quel momento, ho visto e sentito materializzarsi tutti i fantasmi delle mie paure, concretizzarsi e prendere vita. Il giudice supremo emettere la condanna temuta da una vita e schivata, finora, attraverso mille peripezie: "tu sei un uomo di serie "B" e non puoi pretendere di suscitare, in una donna, lo stesso desiderio che suscita un uomo del genere, un maschio "alfa", vincente, bello e superiore". Ma erano appena le 17:30, davanti a noi c'era tutto il pomeriggio, la sera, la notte, l'arrivo del ragazzo di Perugia, chissà... magari riuscirò comunque ad avere un ruolo, un senso, un perché di essere lì.
Clarissa si gira offrendogli le terga e mi chiede di leccarla. Mi inginocchio davanti a lei, la lecco, lui la stringe da dietro, sono entrambi in piedi, lui dietro a lei. Percepisco dai movimenti del bacino che gli si sta strusciando, li sento scambiarsi carezze ed appassionate promesse, finché Clarissa, scostandomi mi chiede un preservativo e si gira verso di lui. Obbedisco mentre vedo lui che si toglie completamente i pantaloni e si siede sul divano, lei gli si inginocchia davanti e glielo prende in bocca, lodandolo per la durezza, ridacchiando, leccandolo in ogni dove. Arrivo con il preservativo e Clarissa mi dice "guarda che cazzo grosso e duro ha Alì. Guardalo...".
Rimango impietrito di fronte a ciò. Non emetto suono né, credo, tradisco emozione. Clarissa si concentra sul suo uomo, cerca di infilargli il preservativo con la bocca, alla maniera delle ragazze di strada ma è di una misura media, non adatta a lui e non gli riesce bene, quindi si aiuta con la mano... Poi non ne può più, si mette sopra di lui, gli prende il cazzo e se lo infila, finalmente, laddove voleva sentirlo, probabilmente, fin dalla sera prima, in webcam. I suoi movimenti, i sussulti, le dolcissime lamentele di Clarissa mi fanno comprendere quanto quella donna, in quel momento, fosse la donna unicamente dell'uomo che la stava scopando, solo sua e nessun altro esisteva, contava o aveva senso di essere. Con il cuore rotto, l'anima a pezzi e la considerazione di me come maschio, come uomo, sotto la suola delle scarpe. Vestito mezzo da uomo, mezzo da donna, sentendo un'impotenza nascere da dentro il midollo spinale, impossibile ad abbattersi né con farmaci né con terapie, vedo la mia donna persa tra le braccia di un uomo che piace anche a me ed al quale se non faccio schifo per la mia pochezza come uomo, poco ci manca.
Non vado via, oltre la macchina fissa e la video camera, c'è anche la mia bella Nikon. Deglutisco con difficoltà e comincio a s**ttare foto esplosive per la loro intensità, incredibilmente eccitanti se unite all'audio che so verrà registrato. Lui la gira con estrema facilità, la mette a pecorina e comincia a scoparla con vigore, guardandosi nel monitor eccitandosi ancor di più quando Clarissa mi dice con voce rotta "togliti i pantaloni, tu. Fagli vedere come ce l'hai mosciolo, invece". Lui continua a scoparla finché lei glielo implora nel culo, e gli dice quanto sia bello sentirsi finalmente riempita da un cazzo durissimo e grosso, di sbatterla forte di darglielo tutto. Mi tolgo i pantaloni, ed effettivamente dal perizoma che mi aveva fatto mettere Clarissa, quello con il buco al centro ed il pene di fuori, fuoriusciva un vermetto insignificante, reso ancor più timido dall'impossibile confronto, nonostante avessi preso una compressa intera di Cialis da 20 mg. Incredibile l'effetto che l'adrenalina ha sull'erezione e la psiche sui ruoli... Io non avevo diritto neanche di avere un'erezione.
La scopa nel culo, da dietro, per 20 minuti e lei geme come non mai. Più la scopa, più vuole essere scopata. Più lui è violento, più lei chiede, implora, supplica violenza potenza e vigore. Io sembro non esistere per lei. Ogni tanto lui si gira verso di me non tradendo nessun pensiero, nessun giudizio: troppo pochi. Quindi accendo il flash (se non altro per dirle "esisto"). Si accorge di me e mi dice: "vai a vedere se ha chiamato quel ragazzo di Perugia". Capisco, obbedisco e me ne vado in cucina mentre loro continuano a fare l'amore...
Trascorre circa un'ora, durante la quale si rompe l'unico preservativo che avevamo in casa. La bocca di Clarissa si concentra su Alì, sul suo corpo, sui suoi muscoli sul suo cazzo e mi chiede di portarle il mio butt-plug piccolino. Corro e glielo porgo, lo lecca, se lo infila nel culo e gli dice: "te lo tengo in caldo per un po'", e comincia a leccargli il culo ed i coglioni. Di tanto in tanto risale sull'asta lunga e durissima fino alla cappella, gonfia, turgida e rossa, lo guarda negli occhi e gli sorride dolcissima. E' bellissima, in ginocchio davanti a lui, comodamente sdraiato sul divano mentre la sua lingua impara a conoscere le parti più intime del suo amante. Lui le chiede se ha bisogno di qualcosa di più grosso dentro, lei si volta verso di me e mi chiede di trovarle qualcosa di più grande per il suo culo "cicci, ho bisogno di sentirmelo allargato, prendimi qualcosa di più grosso". Mentre Clarissa continua a toccarlo, baciarlo, leccarlo, vado a prendere il butt-plug a pompa. Lo faccio vedere ad Alì, che ne apprezza le dimensioni e... lei si gira e dice "si vabbè, mentre tu me lo metti nel culo io lo voglio in bocca" ed il cazzo di Alì sparisce nella bocca di mia moglie mentre io mi adopero per lubrificarle bene l'ano, il butt-plug e... tutto dentro! Clarissa comincia a pompare... 1, 2, 3, 4... si ferma e mugola leccando con rinnovato vigore il cazzo sempre più duro e grosso di Alì, 5, 6, 7, 8... quasi sta piangendo ma i suoi gemiti fanno bene intendere quanto il dolore ed il piacere siano figli dello stesso padre e della stessa madre, 9, 10, 11, 12... il cazzo di Alì non si vede più, è tutto nella bocca avida di Clarissa, lo tira fuori di colpo ed urla tutto il suo piacere, continuando a leccargli i coglioni, il culo e gemendo sempre più 13, 14, 15, 16... non ce la fa più e gira la valvola mentre emette un sospiro di sollievo, leccando ora con dolcezza la cappella di Alì e sussurrando "è bellissimo...e tu fai finta di incularmi, mettiti dietro di me e spingi il butt-plug: in fondo è come se fossi tu"
Alle 19:30, finalmente squilla il telefono, porgo il cellulare a Clarissa che, con estrema disinvoltura, indica la strada all'ospite Perugino, alternandosi tra una risposta di ed il cazzo di Alì. Coordina perfettamente i movimenti, solo qualche suono gutturale ogni tanto ma il tutto si svolge in perfetta sincronia. Mi ordina, intanto, di leccarle il culo e di sentire, con la lingua, come ce l'ha aperto. Il cazzo di Alì prima, ed il butt-plug dopo avevano aperto lo sfintere di Clarissa in maniera esagerata, i muscoli anali completamente rilassati e disponibili... lo lecco fin dove posso con estrema perizia e dolcezza, lo lubrifico quanto più non posso e lei mi regala finalmente un piccolo peto sulla lingua. Qualcosa ho avuto anch'io.
Dopo aver girovagato una mezz'ora, la stessa mezz'ora di ulteriori leccate al cazzo di Alì, e di telefonate, finalmente arriva il suono del citofono. Vado ad aprire poiché Clarissa è impegnata a fare un bocchino ad Alì. Sono le 20. Entra in casa, prosegue fino al salone, lei si stacca per un attimo dal cazzo, lo saluta e lo riprende in bocca. Questo nuovo ospite è sconcertato: si spoglia, mi chiede dov'è il bagno, lo accompagno. Torna dove Clarissa è intenta a fare il bocchino ad Alì e si sdraia vicino a loro. Lei glielo tocca un paio di volte, glielo prende in bocca, ma poi torna sempre del suo maschio, dal leader, dal maschio "alfa" di quella sera, in quel territorio, dove tutti avevano un ruolo, meno che me. Mi chiama e mi ordina di leccarla mentre i due ragazzi si alternano, in piedi, nella sua bocca. Ad un certo punto mi alza, mi apre la bocca con una mano, facendo pressione sulle guance, quindi aprendomi la bocca nel modo più ricettivo e mi sputa dentro un liquido caldo e vischioso, di sapore neutro e mi dice: "senti com'è buona". Ingoio tutto e continuo a leccarle l'ano quando un pelo perugino finisce sulla glottide di Clarissa mettendo fine ai giochi. Per ora... Sono le 21 e Clarissa invita a cena i suoi ospiti. Volo a far da mangiare, apparecchiare, far tutto. Clarissa va in bagno ed i due ragazzi chiacchierano amichevolmente. La seguo, finalmente sento la mia virilità provare a manifestarsi, ma sono distrutto dentro; mi chiede se voglio che mi faccia un bocchino anche a me, le rispondo che non ce n'è bisogno, che sarà stanca, e poi non è il mio ruolo... lei annuisce accarezzandomi i testicoli e mi indirizza il pene verso il lavandino. Mi tocco e scarico lì la mia eccitazione, il mio orgoglio, la mia rabbia, il mio amore.
Sto in cucina con un milione di cose da fare, il pene flaccido e la camicina di Clarissa di pizzo a cucinare in fretta e furia per i suoi amanti, con il culo di fuori e la paravanti da cameriere.
Servo la cena (venuta benino), qualche parola di complimento, affabile discussione tra il ragazzo di Perugia ed Alì, interessante anche lo scambio che lui ha avuto con me. Clarissa muta, sorridente, incantata. Mi fa i complimenti per la cena e per tutto il resto. Beviamo abbastanza, fino alla buonissima grappa barricata (903), la mia preferita. Verso le 24 Clarissa annuncia il mio compleanno: "tanti auguri, cicci" e lo fa standomi di fronte ed alzando un calice con il vino della cena. I due ragazzi, entrambi, mi stringono la mano, poi anche lei si avvicina e mi dice "buon compleanno amore mio, piaciuto il regalo?" Poco dopo, l'ospite arrivato per ultimo, Furore il suo nickname all'anagrafe delle chat e degli annunci hard, capisce che la sua presenza è di troppo e si congeda, tornandosene a Perugia. Mentre sparecchio la tavola, metto in ordine quel che c'era da riordinare, Clarissa ed Alì si accomodano sul divano delle chiacchiere, parlando del più e del meno, serenamente. In cucina ci sono montagne di piatti e di pentole, in quanto durante la cena non avevo avuto il tempo di riordinare mentre preparo come faccio di solito, per facilitarmi il lavoro successivo e lasciare a Clarissa la cucina, che è comunque il suo Regno, fedele a se stessa ed alle tradizioni della sua famiglia, il più possibile ordinata e pulita. Non li sento più parlare, torno in sala e vedo Alì con il cazzo in bocca a Clarissa, ora nuda, stesa sul divano intenta a leccarglielo. Riaccendo la camera fissa e me ne torno di là. So che la mia presenza è inutile e palesemente di troppo.
Se ne va verso l'una, dando un profondo bacio in bocca a Clarissa, l'ennesimo e con l'ennesimo vigore e dandole appuntamento di lì a breve, "magari al mare, a Capocotta. Io vado spesso all'oasi naturista" "ma dai, anche noi!!".
Ciao Alì e grazie...
26 aprile 2008
Alle 9 arriviamo alla spiaggia meravigliosa di Capocotta, all’Oasi Naturista. Non c’è ancora molta gente, il mare splendido, la nostalgia del sole e del mare ci prende e restiamo muti, per assaporarne meglio l’odore di salsedine, i ricordi, il calore…
Le solite facce, un po’ invecchiate, rifletto su me stesso e sul tempo che passa portando con se rughe e dolori e mi viene in mente la bellissima poesia di Arnoldo Foà:
“Chi è quel vecchio che guardo nello specchio?”
In questa dimensione, facciamo colazione, prenotiamo il tavolo per il pranzo e ci mettiamo in riva al mare. Poca gente, sempre gli stessi, qualcuno nuovo. Le cinesi che girano con le loro magliette ed i jeans pesanti ed attillati alla ricerca di qualche vecchio che, con la scusa del massaggio, tenta di risentire emozioni antiche e sopite. Spero non finire mai così e guardo soddisfatto la mia linea, sentendomi un po’ meno brutto del solito.
Attira la mia attenzione una signora, carina, minuta, elegante, con un costume nero, misurato e sobrio. Mi ricorda qualcuna, un’attrice, ma non riesco a fissarne il ricordo… Lei si accorge del mio interesse e spesso la vedo girarsi verso di me. Il mare, la spiaggia, l’estate: le emozioni si accavallano mentre prendiamo il sole.
Clarissa è bellissima, la sua carnagione bianca, tendente però all’olivastro, classico della sua terra, splende al sole. Provo a capire quali sono i suoi pensieri ma, come sempre, ne è quanto mai parsimoniosa e poco o nulla mi racconta delle sue sensazioni di quel che prova, di quel che sente.
Non una parola su Alì.
Da quando siamo arrivati entrambi, silenziosamente, abbiamo perlustrato con gli occhi tutta la spiaggia, sperando di vederlo lì…ma tra noi neanche un accenno, come se non sapessimo entrambi che quella spiaggia la frequenta anche lui e nulla di più probabile è trovarlo lì. E’ stata Clarissa ad insistere per venire a Capocotta. Anzi, sono due giorni che non ripete altro, il giorno del mio compleanno, ieri, abbiamo anche litigato per questo. Le avevo chiesto cosa avesse in programma per il giorno del mio compleanno, vista la notte passata in bianco (di tutto: di sesso, di sonno e di stima di me stesso) e lei mi ha risposto candidamente “possiamo andare al mare, all’oasi naturista” (“…hai visto mai che incontriamo Alì…?”, aggiungo io nei miei pensieri). La sera stessa proposta per la domenica… ergo che vuole andare a Capocotta. Infine cedo ed eccoci all’oasi. Che senso ha, del resto, contrastare queste pulsioni, pure e legittime, rarissime alchimie tra sentimenti eros e pathos?
Gli sguardi con la bella signora continuano. Nel frattempo sono arrivati dei loro amici (la bella signora è con il marito ed il figlio, un bambino di 5/6 anni), lei va vicino alla riva attenta al figlio che gioca in prossimità dell’acqua e… Un ragazzo abbronzantissimo, vestito con un dothi indù in garza bianca, camicia dello stesso colore e tessuto, bello, proporzionato, slanciato e scolpito si ferma a parlare con la signora oggetto dei miei impulsi erotici. Alì, si, lui… era lì ed era proprio con lei che si muoveva, nel dialogo, con le movenze e la grazia della femmina che in cuor suo ha già detto “si”. Se n’è accorta anche Clarissa, ma non una parola, un commento, un sussurro, un movimento. Nulla di nulla… eppure poche ore prima è stata la sua donna, e lo è stata come lo era con me nei momenti che si ricordano e che non ci sono più da tempo… ma “la donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero”, accetto il suo silenzio per una buona mezz’ora, mentre Alì parla animatamente con la bella signora, ogni tanto si sente la sua fragorosa e coinvolgente risata, pulita e schietta. Poi non reggo più, quando Alì saluta la sua amica e si avvicina verso di noi per salutare anche il marito che fino ad allora era rimasto sul lettino intento a leggere il giornale (…), quindi prossimo a raggiungerci, essendo sulla sua traiettoria esclamo “toh, guarda chi c’è…Alì” e Clarissa “Ah, si” e si volta a prendere il sole dietro, come se gli avessi detto “il sole è caldo”
Arriva sorridente porgendomi la mano in segno di amicizia, il suo sorriso, aperto e sincero mi piace e mi coinvolge, lo saluto apostrofandolo amichevolmente “Ciao turco!”. E saluta anche Clarissa con un dolce bacio sulle labbra. Lei sembra aver preso vita. E’ imbarazzatissima: ora Alì la vede diversa dalla notte precedente, senza calze, baby-doll, scarpe ed accessori. Ora è nuda: “gli piacerò ancora?” è il suo silente pensiero. Chiacchiero del più e del meno con Alì che si fa portare un lettino e lo fa posizionare vicino a Clarissa. Lei tra noi due, diversi come la notte con il giorno, muta, come non ci fosse.
Si fa l’ora di pranzo, invito Alì a pranzare con noi ma declina essendosi svegliato da poco: per lui è ora di colazione. Promette di raggiungerci per un bicchiere da bere assieme.
Mangiamo bene, l’atmosfera è sempre la stessa, piacevole e rilassata. Il vino alla spina scende e disseta, allenta la tensione iniziale di Clarissa e rende me un po’ più gaudente (non so di che, ma tant’è). Alì ci raggiunge sorridente e radioso, come sempre. E’ proprio un bel ragazzo e Clarissa, finalmente più sicura di se, rilassata dal vino e dall’abbigliamento, parla con me e con Alì, mostrandosi in tutta la sua dolcezza ed affabilità. Vivo con una donna meravigliosa, forse non più totalmente mia, ma tutto non si può volere dalla vita. E mi accontento, scegliendo la via mediativa, ed accettando la mia condizione.
Torniamo in spiaggia ed Alì ci fa notare due ragazze bellissime, probabilmente sudamericane o cubane, elogiandone il corpo ed il viso. Avranno avuto 25 anni… Forse il suo modo di vendicarsi di Clarissa per come mi tratta? Forse solo una disattenzione alla galanteria, pur sempre viva in lui. Fatto sta che anche io e Clarissa facciamo le stesse considerazioni, intravedendo forse la possibilità che una delle due ragazze fosse una coppia vista su un portale di annunci hard proprio la sera prima… chissà. Stesi al sole, Clarissa in mezzo e noi due seduti, rivolti uno di fronte all’altro, Alì bellissimo, abbronzantissimo, depilato e… con il membro alla giusta consistenza limite per una spiaggia naturista, mostrando la grossezza del suo membro pur non avendo un’erezione vera e propria. Il mio lo sentivo inesistente. Nonostante il cialis, nonostante il sole, nonostante il mare, nonostante Clarissa.
Quasi alle 20, cotti come gamberetti, capiamo che è l’ora di andare nonostante vorremmo restare (non è mai successo di stare tante ore al mare, specie la prima volta) ma chi ha un perché riesce a sopportare quasi ogni come ed è così che ci salutiamo, a me una stretta di mano e a Clarissa un bacio delicato e sensuale sulla bocca. “Hai riattivato il tuo numero?” fa Alì a Clarissa. E lei: “si, certo: è sempre acceso”.
E si torna a casa senza pronunciar parola di quanto avvenuto, come se tutto fosse scontato, ovvio… ed in effetti lo era. E forse lo è.
…e non finisce qui.
Il silenzio che uccide
sabato 17 maggio 2008
…In questi giorni Clarissa sta scrivendo il suo “25 aprile”. Non si può fare a meno di sentire, tra noi, la presenza di Alì e di quel che lui, con la sua immagine e forse con la sua realtà, rappresenta. E’ sempre presente, in ogni sguardo, in ogni azione, in ogni momento tra noi ed anche quando siamo da soli. Sembra assurdo e chi ha vissuto queste esperienze sa bene che non succede quasi mai, che una persona conosciuta, per così dire, per poche ore, possa diventare così importante, ingombrante e presente nella vita di due persone che si amano e che hanno dato il senso della loro vita l’uno per l’altra e viceversa… o forse non è esattamente così?
Invece di reprimere e contrastare questo sentimento, così forte e carico di erotismo e pathos, che sento nascere in Clarissa ed in me, ho fatto in modo di farglielo pian piano accettare ed esternare, specie con lui, che ha i suoi problemi e che, per il rispetto che sento di portargli, volutamente ometto.
E’ sempre lei che lo cerca in chat e lui, con una scusa o con un’altra ha sempre chiuso in fretta e furia la conversazione. E lei continua a sentirsi dall’altra parte della barricata, con me e con i “brutti” come me, che non possono ambire a tanta bellezza, e che è già tanto se ancora tiene il contatto e non è sparito come la maggior parte degli uomini che, finora, ha conosciuto. Le vittorie, a volte, hanno strane vesti e si mostrano a noi a seconda degli occhi e del cuore che le vedono o che le subiscono. C’est la vie.
Oggi sento che ha deciso di vederlo, Clarissa è ad un tempo agitata, impaurita ed eccitata. Prima o poi si vedranno, probabilmente da soli, visto che io ho espresso il desiderio di restarne, per quanto possibile, fuori. Non più foto, video e quanto altro possa rendere freddo e meccanico ciò che si sta rivelando carico di emozioni e sentimenti. Non ho la forza di reggere ad altro dolore in diretta live. Al tempo stesso non ce la faccio più a star solo nel mio sordo dolore.
Misteri della tecnica, la rete di casa non mi permette l’accesso al pc di Clarissa. Le ho suggerito di essere più diretta e di esprimersi, con lui (con me, ormai, è diventato un eufemismo) così come la sente: ha voglia di vederlo? glielo dicesse chiaramente… Sarà il nostro futuro a farmi capire quali sono le parole di una donna affascinata ed attratta da un uomo. Un Uomo di serie “A”, un maschio “alfa”, quelli che hanno il diritto alla riproduzione, agli altri restano gli avanzi di quando il leader non c’è, muore, si distrae o è impegnato con le altre femmine del suo branco. Ma sempre “avanzi” sono…
Questa notte Clarissa ha scritto fino a tardi, ha chiuso il suo pc verso le 3:30. In 5 ore ha scritto 1 pagina in formato word (arial 10). Tant’è la voglia di rendere me partecipe del suo piacere, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, delle sue fantasie, della sua vita erotica. Quella vera, profonda, che ogni donna si “giudica” e che è difficilissimo esternare… con chi tiene celata la sua. Credevo di aver aperto queste porte del cuore e dell’anima della donna che amo ma, evidentemente, mi sbagliavo.
Io sono andato a dormire un po’ prima, stanchissimo, in camera mia. Lei è venuta da me chiedendomi di dormire con lei. Non avrei voluto, so cosa succede la notte e la mattina alla mia sfera sessuale… specie se vicino a lei e vorrei evitare di vivere sentimenti che uccidono. Comunque vado. Alle 9 sono sveglio, il pene è durissimo, impossibile contenere la voglia del suo corpo, del suo calore della voglia di me… se ne accorge, si sveglia, mi accarezza e… mi fa una sega. Quando sto per venire accenna ad avvicinarsi con la bocca, ma so quanto non le piaccia sta cosa, specie il mio sperma e specie di prima mattina, appena sveglia ed ancora assonnata. Quindi mi scosto, lei capisce e si alza, finalmente esce l’ansia del desiderio e del mio amore, del mio dolore e delle mie paure e sborro su me stesso, inondandomi del mio sperma, ormai antico, vecchio, abusato. Ci alziamo per il caffè della mattina
(…e delle costruttive chiacchiere tra noi che ci accendono e ci uniscono?)
“Amore, io vado a dormire un altro po’, ti spiace?” e l’ho rivista all’una.
queste ore sono state pesanti come massi sulla schiena, che schiacciano il cuore ed i polmoni… la solitudine ed il silenzio del segreto di chi ami, a volte, può anche uccidere. Alì, come sempre, non si concede, si rende prezioso, irraggiungibile. Lei glielo ha fatto capire che vorrebbe rivederlo… anche nel “loro modo” e lui, come sempre, glissa con una scusa qualsiasi… una telefonata, la partita a calcio, un amico ha suonato alla porta, il cane da portare a spasso… forse ha capito il mio gioco, o forse lo sente soltanto, allenato a sentire l’odore del pericolo, probabilmente il suo forte istinto di conservazione lo mette al riparo cercando di non stare al mio (nostro?) gioco. Sa bene che il campo di battaglia dove voglio trascinarlo con tutta la forza della disperazione che sento in me è, per lui, un campo minato, difficile tanto quanto il mio se non di più: i muscoli si possono costruire, serve costanza, sacrificio ed un senso. L’anima, l’Amore, la passione e la conoscenza sono affari ben più difficili da costruire. E, su questo, sa di essere perdente, oppure lo teme, parimenti me…
Ma Clarissa è una donna, un’amante irresistibile, una femmina bollente quando lo vuole e lo sente e non ha paura d’esprimersi. Glielo dissi allora e glielo ripeto adesso:
“sciogli le briglie dei sentimenti che incatenano i sensi ed imprigionano l’anima, lasciati andare alle passioni, ai desideri, all’Amore e ti riscoprirai stupendamente Donna e superbamente bella”
lo scrivevo riferendomi all’Amore che stava nascendo in noi, ora mi riferisco alla passione travolgente della realizzazione del proprio castello, lo stesso del convegno incantato sull’Himalaya che tanto ci attrae e che un giorno, forse, raggiungeremo anche noi, liberi, finalmente, dal rumore illusorio di questi poveri, piccoli, stupidi drammi umani…
l’uccellino in gabbia
domenica 18 maggio 2008
"Ti fai troppe seghe: è ora di porvi rimedio!!". Questa è stata l'inappellabile sentenza emessa da Clarissa qualche giorno fa. "D'ora in poi, quando non ci sono, tu indosserai questa graziosa gabbietta che sembra esser fatta apposta per te".
Si tratta della CB 2000, una cintura di castità maschile, comprata da Clarissa, a carissimo prezzo, in un sexy shop nei pressi di via Tiburtina...
Poi il gioco deve averle preso la mano ed ora vuole che la indossi anche durante i Suoi incontri amorosi :
"a scanso di equivoci" dice, "tanto per leccare culi, palle, fighe e cazzi l'uccellino non ti serve di certo ed in questo modo resti eccitato, servizievole e disponibile, come piaci a me...”
In particolare un ragazzo diciassettenne, intimo amico di mio nipote, il figlio di una mia ex collega, e di quello splendido personaggio che non ho avuto la fortuna di conoscere e dal quale abbiamo “ereditato” la gloriosa imbarcazione. Questo ragazzo, bellissimo e seducente, strapieno di pathos ed intrigantissimo con quel suo sguardo -trombinoparaculobeltenebroso-, biondo scuro ma non “slavato”, anzi: un “macho gentile”, con gli occhi di un blu intenso, empi di maschio orgoglio e sordo dolore. Sportivissimo e con un bel fisico atletico, spesso impegnato a farsi corteggiare dalle ragazze della sua età, sempre gioiosamente scodinzolanti attorno a lui (…e lo credo!), giocando a beach-volley o affrontando con il suo surf le forti libecciate tipiche delle nostre zone. Alto e slanciato, molto unito al padre per il quale aveva una vera e propria venerazione: esperto navigante, di grande serietà e compostezza proprie dei "lupi di mare" secondo i cui principi ha cercato di educare suo figlio. Pater Lux Mundi Est. Quattro anni fa, una grave malattia epatica l’ha portato a navigare altri mari, probabilmente più calmi e colmi d’amore. Uno dei totem che lo univa al suo amato papà è, appunto, la nostra attuale barca, che la mogie ha messo in vendita subito dopo il triste evento, raccomandandosi, attraverso un comune amico, collega del marito nella vendita di imbarcazioni marine, di cercare di “camuffarla” il più possibile, onde evitare un ulteriore dolore al figlio, allora appena quattordicenne, per il distacco da una "cosa" tanto amata che apparteneva a loro due e che suggellava ad ogni uscita il loro rapporto d’amore, di stima, di unione... Molto più di una semplice cosa e che, probabilmente, considerava anche sua: "il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce", insegnava il saggio…
Grande è stato l’imbarazzo dei primi tempi che prendevamo la barca se lui era nei paraggi, peggio quando, durante una libecciata, l’anno successivo, il CICISBEO, assolutamente inesperto e neofita seppur affascinato, sia del mare che delle sue ferree e pratiche leggi, mentre il ragazzo si stava preparando con il suo surf lui, con intento -paternoprotettivo- (ma assolutamente fuori luogo ed inappropriato, specie da lui così inesperto, nei confronti di un giovane atleta forgiato da suo padre, esperto nuotatore, subacqueo e marinaio!), gli si è rivolto raccomandandogli, saccentemente ed imperiosamente, di non entrare in acqua: “...Figliolo, non entrare in acqua: troppo pericolo con questo libeccio...!! (…Eh gia… Chissà con quale vento è meglio fare surf…?!). Avrei voluto sprofondare un metro sotto la sabbia bollente o meglio… Navigare le acque emozionanti e vive, viaggiando sulla stessa tavola di questo giovane Siddharta, lasciandomi trasportare dalla dolce leggerezza dell'essere e dalla spensieratezza della gioventù, libera da responsabilità, doveri, imposizioni, moralismi....
settembre 2007
In questa dimensione emotiva, si torna a Roma. già prima del rientro lui ha cominciato a parlarmi del rapporto di coppia, del bisogno di “creare” insieme quell'eros che inevitabilmente, con gli anni, si assopisce (…”specie se ci lascia andare come te!!”, aggiungo in cuor mio…), insomma la solita tarantella, ma ha ragione. Mi chiede cosa voglio io, cosa preferisco, quali sono le mie fantasie, cosa mi piace, chi mi piace (eh si, sembra facile: come posso confessargli che mi piacciono i bei ragazzoni, alti, atletici, slanciati, vincenti, paraculi e, magari, anche un po’ stronzi… Cioè il suo esatto opposto: troppo intelligente e sensibile per non fare 2 + 2 e troppo pigro e “rilassato” per porvi rimedio).
Timidamente accenno: “bè con un altro uomo, assieme a te, mi piacerebbe”.
Con le coppie abbiamo visto che si creano un sacco di problemi annessi e connessi (du' palle!), ci abbiamo provato anche con una singola, una ragazza di 22 anni, molto carina e “spregiudicata”, conosciuta in coppia con un bel ragazzo dell’alto lazio, poi lasciato da lei per le incomprensioni dovute alla loro giovane età e... probabilmente dalla poca esperienza di lei in fatto di eros, e che è rimasta a vivere con noi per circa 3 mesi… Ma le cose non sono andate come aveva sperato il mio caro CICISBEO, ed in breve si è ritrovato con due donne in casa da mantenere, depilare, fargli le acconciature, passare creme ed olii idratanti... Ma mai scopare o cose simili, né con me, né tantomeno con lei: dopo qualche giorno di convivenza gli aveva fatto capire chiaramente che non gradiva le sue avances, anzi… Dopo essersela fatta leccare da lui durante il ciclo (ed era abbondantissimo il 2° giorno), gli ha chiaramente espresso tutto il disprezzo che provava per lui… E che gli aveva fatto veramente schifo. E poi era chiaro che lui non le piacesse. Quindi si è adattato a questa nuova condizione di “double-cuck”, cercando cazzi per me e per lei, collezionando una serie di insuccessi tali da farci desistere anche per questa strada. Durante quei tre mesi, la ragazzina si è s**tenata un paio di volte, forse tre… mai con lui: con me, con un trans e con un mio focosissimo amico, che l’ha scopata con un vigore paralizzante (per lei e per chi assisteva, specie se maschio o aspirante tale): il “mitico”, l’”a****le” come lo chiamava lei, mentre la scopava con forza inaudita. Lui, il double-cuck, ha sempre fatto solo i suoi “servizi” da cornuto e le sue amatissime foto che, devo ammettere, gli riescono particolarmente bene e cariche di pathos, specie vedendole senza le ovvie e necessarie criptature.
Ad un certo punto non ha più retto e mi ha chiesto di mandarla via: l’ho fatto e la cosa mi dispiace ancora un po’… anche perché a questa ragazza non è andata molto bene.
Ma… questa è un’altra storia, torniamo a noi ed al nostro rientro a Roma…
Appena messo piede in casa e scaricati i bagagli di tre mesi di vacanza (eh si, abbiamo la fortuna di non aver bisogno di lavorare), si è subito piazzato davanti al suo “amante”, il pc, e da lì non si è mosso per giorni e giorni: probabilmente doveva recuperare sulla tabella di marcia delle sue seghe, eccitarsi con le e-mail che continuavano ad arrivare (nonostante fossero circa due anni che io non volevo incontrare nessuno), lui continuava speranzoso a mettere annunci, selezionare bull, chattare con quelli che si divertivano con lui facendogli fare di tutto, magari scambiandolo per un gay… a volte implorandomi di prestare la mia voce, anche per un minuto, per far verificare la mia esistenza e permettergli di continuare a farsi usare dai singoli perennemente arrapati, i quali, a loro volta, vivono nell'illusione che dietro il monitor ci sia una donna, dando vita ad una foto, ad un annuncio....
Ma una donna non c'è mai... O quasi...
Ogni tanto “tornava all’attacco” con la scusa di farmi leggere le e-mail per poterle selezionare, ma tutte si riferivano a noi non come coppia ma come “cornuto e troia” ed io mi domandavo se il mondo fosse abitato solo da alieni o anche da ragazzi normali che si rivolgono normalmente ad una donna e che sanno corteggiarla, un minimo di conquista, saper mettere due parole in croce, un pizzico di savoir-fair, almeno 4righe4 scritte degnamente, delle foto ”umane”… macché, e-mail “tipo”: –Singolo 34 enne non libero, porco, dotatissimo anche di cervello (22x18 è la misura più gettonata, quasi inflazionata), amante del sapone, conscio del proprio ruolo, educato, gentile, libero professionista e… a Roma 2 o 3 giorni a settimana per lavoro.
Eppoi dicono che a Roma nun se lavora!!... Ahò!!...
(oppure scopare, per alcuni signori singoli, è diventato un lavoro?!...).
Nel frattempo io riorganizzo la casa, nostra figlia inizia la scuola, mi iscrivo in una nuova palestra, più vicina a casa, molto attrezzata, e con un insegnante brasiliano veramente niente male… (la stessa età del mio CICISBEO, ma dimostra almeno 10 anni meno di lui), forse gay… mah, chissà: staremo a vedere. Tutti pischelli, comunque. Lui sempre incollato al suo pc, con la pancia che gli sta lievitando come un panettone natalizio (...e siamo solo all'inizio del solito, ciclico letargo invernale!). Ogni tanto entro improvvisamente nel suo studio (apposta?) ed immancabilmente lo trovo sprofondato e stravaccato sulla sua poltrona con il cazzo in mano, mai più duro che “barzotto”, a farsi le sue amate seghe, cercando in fretta e furia di rimetterlo dentro le mutande.
Come se non lo vedessi con i miei occhi quel che lasci sul pavimento, sotto la scrivania..
Da quando siamo rientrati in città mi sta mettendo in croce: vorrebbe una ragazza per aiutarlo nei lavori domestici, visti i nostri accordi, dice che non riesce a stare appresso a tutto (ah… allora adesso lo capisci che con tutto quello che avevo da fare non potevo avere né il tempo né la voglia di alimentare il materiale per le tue seghe?) ma io non voglio altre donne nel mio Regno specie le ragazze dell’est europeo che “si preparano” fin dai primissimi anni dell’adolescenza per venire in Italia, la loro “America” a conquistare i nostri CICISBEI, tutti contenti di riuscire a "conquistare" una diciannovenne bellissima sexy e piena di vita. E non si farebbero certo scrupoli a “prendersi” un bell’uomo di mezza età, che possa mantenerle, che le veneri come dee e che le permettesse anche di scopare con chi vuole. Chi rinuncerebbe ad un benestante, affascinante, servizievole CICISBEO?!? Stando con noi, anche solo per poche ore, sarebbe impossibile per una donna non accorgersi di questo nostro status di coppia e non esser tentata di provare a prenderselo; quindi niente ragazza, almeno per ora e… patti chiari ed amicizia lunga: “…se vuoi farmi fare la puttana, va bene, ma non intendo rinunciare, per questo, ai miei impegni. Le faccende domestiche quotidiane sono affidate a te!”(…anche se mi intriga l’idea delle due cameriere che, in casa, aspettano il mio rientro, magari con un amico…).
Verso la fine del mese, durante uno dei suoi “attacchi” vedo la foto di un bel ragazzo, di quelli tipo yuppiesromanordsotuttofigo e, a giudicare dalle foto, neanche messo male… Ed una e-mail normale, anzi due: una a me, rispettosissima e delicata nonostante esprimesse l'ovvia voglia di trombarmi, ed una a lui dove lo avvertiva che sarebbe stato il suo padrone e che gli avrebbe dato la sua razione di cazzo e di frustate. Intrigante... Finalmente acconsento a parlarci al telefono, il CICISBEO non sta più nella pelle (e nelle palle) dall’eccitazione… Carino, gentile, spigliato, simpatico, accetto di vederlo per conoscerlo: il primo appuntamento di quest’autunno caldo che graffierà il cuore. Si chiama Luis.
Come sempre, prima di un mio incontro galante, lui si dà da fare come può: oltre a depilarmi, farmi la messa in piega e, se occorre, la tinta, se vuole che io faccia la puttana per compiacerlo e farlo contento, quindi renderlo cornuto oltre che CICISBEO, come ambisce essere, qualcuno deve pur mandare avanti la casa con tutti gli impegni che questa comporta (la mia posizione, con lui, rimane sempre neutrale, come non m’importasse più di tanto: lo capirà, “alla fine della fiera”, che questo gioco non mi piace, che vederlo così mi fa solo rabbia, paura e schifo e rende impossibile provare il desiderio per un uomo, di stimarlo... di sentirsi la sua donna?! Come dire: “Guarda che stai giocando a nascondino da solo: io cerco altro...!!”).
Le donne che mi leggono sanno di cosa parlo… ogni giorno ci sono i letti da rifare, i pavimenti da scopare e lavare, il bucato, la cucina, i bagni, stirare (help), cucinare, far la spesa... poi "dobbiamo" essere belle, femminili, accattivanti e accondiscendenti. Inoltre io sono impegnata con la palestra dalle 9:30 fino verso mezzogiorno, dal lunedì al venerdì.
Mi vuole bella?... Un “prezzo” lo deve pur pagare, no…?
ottobre 2007
Dopo un centinaio di sms di “corteggiamento”, giovedì 4 ottobre, alle 11:00, accetto di incontrarlo per il canonico “caffè”. Viene all’appuntamento, sempre al solito posto, all’angolo della via dove abito, dove c’è un fioraio (…), con una bella moto nera (simile a quella del mio CICISBEO). E’ un bel ragazzo su per giù trentenne, single, pugliese, trasferitosi a Roma da anni, senza l’accento tipico del Salento, istruito, gentile, galante, educato... e molto carino. E’ uno di quei ragazzi un po’ “yuppie” (forse un po’ provinciale, attento alle firme ed all’apparire, ma piacevole), sicuramente tendente all’edonismo, ambiziosissimo e sembra essere abbastanza sicuro di se. Parliamo del più e del meno davanti a due flûte di Prosecco. C‘è il sole e siamo seduti fuori, sembra una giornata estiva tanto è calda. Sto benissimo. Lui sempre galante, gentilissimo, misurato nell’esprimermi il desiderio che gli suscito, mi mette sempre più a mio agio. Mi sento bella, giovane, fresca, spensierata, desiderata, adolescente… così distante dal CICISBEO che, con il cuore in gola ed il cazzo in mano sta aspettando il dettagliato reportage, impaziente e scodinzolante, gli occhi fissi al monitor e quasi ipnotizzato, assente, immerso nel suo narcisistico dolore. Allontanandoci dal bar, dopo aver pagato (constatando con sorpresa che il conto era veramente esiguo: 2 prosecchi, 3 euro -…-), Luis mi dice, avvicinandosi a me, che vorrebbe baciarmi, che si sente irresistibilmente attratto dalla mia femminilità, ma, gentilmente, da galantuomo, ha convenuto che, forse non era il caso, vista la vicinanza alla mia abitazione e… Il nonsense di fatto, aggiungo io, visto che non siamo più bambini, ci si è cercati e conosciuti attraverso un annuncio per adulti, e che il “fine” è abbastanza ovvio, scontato, ma al momento opportuno, nei luoghi appropriati ad una signora, e con il giusto pathos. Riaccompagnandolo dove aveva parcheggiato la sua moto, ho voluto provare a salirci (è più bassa della moto del CICISBEO), Luis mi s**tta delle foto “da mandare al cornuto” con il suo cellulare. Ne sono contenta, m’intriga l‘idea, ed accetto con piacere.
Ci vedremo prossimamente…
L’aiuto per il mio CICISBEO l’ho trovato. E’ una bella signora di 38 anni, mia coetanea, rumena, in Italia da molto tempo, pulita e gentilissima, mora e con una bella bocca curata e molto grande, labbra carnose ed importanti, l’aspetto sensuale e composto, intelligente, sveglio. Sono contentissima della scelta speriamo che non si riveli una… scopa nuova che scopa bene!... Durante il primo ed unico colloquio, le ho presentato il CICISBEO, quando, con un ordine secco e perentorio l’ho chiamato a voce alta e ferma: “cicci, un caffè ed un succo di frutta!”
Chi ben comincia è a metà dell’opera
sabato 13 ottobre…
...Luis è senza dubbio molto carino, gentile, premuroso, ma, ad un certo punto, esordisce con un sms secco, pesante, inaspettato, del solito volgare tenore della maggior parte dei messaggi dei “singoli monnezza” (forse fuori luogo: stavo lavando degli indumenti delicati, da fare mano…).
Mi sono risentita: mi sembrava lontano e “truffaldino” il suo modo gentile e garbato dei primi momenti, la dolce spensieratezza, quasi adolescenziale del primo incontro, il ricordo del sapore giovane e frizzante del prosecco diventato, di colpo, come le centinaia d’e-mail che mi fanno solo schifo (o quasi) lasciando un sapore tannico, di tappo fradicio e che spesso m’ha fatto ordinare al CICISBEO di togliere ogni traccia di me e di lui dalla rete.
Glielo dico, e lui da vero paraculo, si riprende benissimo, anche troppo, diventando un po’ melenso ma… va benissimo così, altrimenti mi manda a quel paese e ne avrebbe tutte le ragioni. M’invita a cena, mia suocera ci concede l’agognata ”ora d’aria”, e sabato 13 ottobre u.s., verso le 20:30 telefono a Luis dicendogli: “sono arrivata, sono sotto casa tua”.
Da quel momento in poi un tourbillon d’emozioni ci ha pervaso tutti e tre, rapiti dalla bellezza sobria ed ordinatissima della piccola e graziosa casa di questo giovane ragazzo, colto per lo più di sorpresa (si aspettava una chiamata prima che uscissi da casa, scusa Luis, l’emozione m’ha fregata e l’ho dimenticato…), affascinata dal suo giovane imbarazzo, dalla sua bocca calda e voluttuosa, dal suo desiderio, evidentissimo e duro, grosso, prepotente.
Il CICISBEO sistema la sua attrezzatura nel salotto mentre Louis, dolcissimo, finisce di preparare una (grassissima, ahimè) apple-pie. Io mi siedo in cucina, guardo Louis carino e imbarazzato, quasi tremante, che non sa se continuare a leggere la ricetta e finalmente infornare la torta o continuare a baciarmi, accarezzarmi, adularmi, corteggiarmi, toccarmi il sedere e tra le gambe, farmi sentire ad ogni occasione il suo cazzo duro che sembra volergli esplodere dai jeans. Sono bagnata, è una piacevole sensazione, specie pensando al sapore che lascerò sui panta-collant attillatissimi: li indosso senza null’altro sotto, il mio cicci avrà la sua “copertina di Linus” da annusare, nei prossimi giorni.
Lui è sulla porta che ci guarda attonito, bello (si, stasera lo vedo anche bello) elegantissimo, eccitato, nervoso... e pronto a subire la nostra giovane passione..
Luis, che aveva “promesso” fargli da padrone per quella sera, ha una brillante idea: gli mette un paio di strofinacci alla vita e gli ordina di impastare il burro al grano saraceno, potendosi così prendere cura di me ed impedendogli, di fatto, di muoversi, s**ttare le sue foto, azionare la videocamera, guardare… mi prende per mano e mi porta sul terrazzo, mi stringe forte a se, sento il suo sapore ed il suo desiderio, durissimo, eccitante, giovane. A tre metri da noi lui, ridicolo nel suo smoking Loro Piana, le maniche alzate alla rinfusa, i due strofinacci in vita e le mani nel grano saraceno, unte di burro e di gelosia, il viso paonazzo di eccitazione e paura, solitudine, senso di inadeguatezza. “Che ci sto a fare qui?”
Ho voglia di aprirmi a questo ragazzo, di sentirne il calore, percepire l’odore della sua pelle nuda, del suo cazzo duro e voglioso, di essere sua. Sento il nervosismo del cicci, lo conosco troppo bene per non sentirlo anch’io, ma in me, questa percezione aumenta l’eccitazione ed il desiderio, l’intrigo e la passione. Mi piace sentirmi così puttana e sono sempre più bagnata.
Tra baci e carezze varie la cena è pronta. La tavola, resa rettangolare da una prolunga è stata apparecchiata in modo che io e Luis siamo l’uno accanto all’altra, il cicci sulla prolunga, sul lato opposto. Due i ballon per il vino (buono, secco, freschissimo), tre per l’acqua: al cicci non faccio mai bere alcolici per non pregiudicare le sue prestazioni (ahimè!!).
Luis è un padrone di casa attento e premuroso, affabile e gentile (anche con il cicci), tenerissimo e… profumato. Finalmente una persona cui non puzza l’alito (è già tanto, sapete?!). Ha preparato orate al sale, una gustosissima insalata mista e… l’apple-pie (che non sopporto, ma ne ho gradito il senso, specie durante la preparazione). Teneramente si avvicina a me, i colori sono caldi, l’atmosfera sublime, lui dolcissimo, morbido, caldo. Mi bacia e mi accarezza con passione… prima di arrivare da lui, ci si era detti, “tutto da dopo cena, ok?” La cena era finita, il caffè sul fuoco ed io, appagata e soddisfatta di trovarmi regina in un piccolo regno ordinato e pulito, sempre più bagnata e tranquilla, decido che è giunto il momento di “cambiare pelle”.
Chiedo a Luis se posso andare alla toilette, il cicci mi prende il mio fedelissimo beauty-case. Sono piena di pipì, ho voglia di scaricarmi completamente la vescica, ne sento un bisogno impellente, ma non voglio sprecarla inutilmente. Li chiamo: il cicci vedendomi seduta sul water, le gambe larghe e la fica in fiamme, cade in ginocchio con la bocca semiaperta dall’eccitazione e dallo stupore, Luis è dietro di lui, in piedi, con il cazzo che sembra esplodergli dai jeans e la macchina fotografica in mano. “Voglio pisciarti in bocca, aprila, tira fuori la lingua!”. Lui si avvicina e comincia a leccarmi con la sua lingua calda, morbida… ha imparato a non indurirla, a disegnare dei numeri passando dalle labbra al clitoride, dall’interno all’esterno, ora allargandole leccando dentro, ora leccando delicatamente intorno. Comincio a farla inondandogli la gola, vedendo i rivoli della mia urina caldissima e saporita dall’alcol, scendergli lungo il pizzetto argenteo… lo afferro con forza e gli spingo la faccia sulla fica, ha gli occhiali, ma non m’importa, anzi: deve avere davanti a se i miei umori, ricordarlo ad ogni movimento, ad ogni impedimento visivo. Ha la bocca piena di pipì, la beve con voluttà, leccandomi, poi, in ogni anfratto in ogni pieghetta della sua amata Regina di Cuori.
Luis, come impazzito, eccitatissimo, s**tta a ripetizione decine di s**tti, ha anche sistemato la videocamera e, passata la macchina fotografica al cicisbeo (nel frattempo ricomposto ma con il suo cazzetto di fuori in contrasto con il bozzo che intravedo dai jeans di Luis), comincia a leccarmela anche lui, mi penetra con le mani, nella fica, nel culo, dappertutto lo sento su di me… mi lecca le scarpe, i piedi, mi stringe forte le tette fino a farmi male… riesco a dire soltanto, con voce roca e rotta dall’emozione e dall’eccitazione di quella notte che ormai aveva il colore ed il calore del fuoco: “Continua…!”.
Il cicisbeo è lì che s**tta le sue foto, in bilico sulla vasca da bagno, rannicchiato nel punto più in angolo della piccola stanza, con il suo smoking Loro Piana, il cazzetto moscio in bella mostra e la faccia paonazza e bagnata dalla pipì e dalla vergogna del suo ruolo: il cornuto e contento cicisbeo.
Non sarebbe meglio scoparmi?
Il caffè è andato tutto di fuori: “Questo non va affatto bene! Che razza di cicisbeo sei?!” Quindi Luis, dopo averlo costretto rannicchiato in terra, il cazzo durissimo in bocca, averglielo sbattuto in testa, schiaffeggiato sulle guance, di nuovo in gola, gli ha ordinato di ciucciargli i coglioni “grossi, gonfi e duri” e così, con la bocca piena dei coglioni del Bull che tra poco scoperà ed inculerà sua moglie in tutti i modi e le posizioni che l’oriente e l’occidente suggeriscono, si sente dire: “ti rendi conto, cornuto, che cosa hai fatto? Lo capisci, frocio, il danno che hai fatto? Dopo avermi ciucciato bene i coglioni, vai subito a spogliarti e a pulire con la lingua il pavimento della cucina e la macchina del gas… così potrai gustare anche tu il caffè!”
ed io, ridendo, aggiungo divertita: “tanto ti piace amaro vero, amore?”
Giovedì 25 ottobre 2007
Lo avevo sentito telefonicamente un lunedì, verso metà ottobre. Da subito mi è sembrato un ragazzo spigliato, volitivo e sicuro di se, spontaneo e gentile. Insomma, un tipo ok!... Dalla foto che aveva inviata via e-mail sembrava un bel ragazzone sportivo ma il cappellaccio che portava non rendeva possibile capirne il volto, lo sguardo… Quindi prendiamo appuntamento per il giovedì successivo. Sono intrigata e voglio continuare questa bella avventura appena iniziata (con Luis). Mi sento bella, tonica e calda. In palestra scarico tensioni e paure, il resto della giornata mi sembra di volare. Mercoledì mattina il cicisbeo si alza con il pisello particolarmente duro (incredibile: si prende il cialis per farsi le seghe: è unico nella sua erotica follia). Mi fa pena e non mi va di lasciarlo come ogni mattina davanti al suo pc, quindi decido di giocare un po con lui e di sacrificare la palestra. Mi faccio fare un clistere alla camomilla che mi svuota completamente, poi un altro con una tisana rinfrescante e buonissima. Sono svuotata e pulita: in questi casi la lingua del mio cicisbeo è perfetta, caldissima, e lui è molto preciso nel leccare bene ogni più piccolo residuo. Gli concedo finalmente di godere dentro di me: erano mesi che non glielo permettevo. Pieno il culo del suo sperma è stato un piacere concederlo alla sua bocca avida, direttamente dal buco che gli piace tanto leccare. Gli prometto solennemente che se mai qualcuno dei miei amici viene nel mio culo (quando e se sarà possibile e analisi cliniche permettendo) gli donerò lo stesso ambito regalo!... Mi masturbo pensandoci e pensando all’incontro di domani con Roberto, sperando che con lui possa sentirmi femmina fino in fondo, sperando che lui mi scopi…
Mi aiuto con un vibratore, mentre cicci mi lecca devoto figa e culo. Vengo mentre gli piscio in bocca la mia eccitazione e la mia rabbia, inondandolo di sapore e di umore… mi asciugo strusciandomi sulla sua testa, vado a farmi una doccia rilassante e lo lascio a pulire. Forse lo amo proprio perché è così. Arriva la sera: nessun messaggio, nessuna chiamata da Roberto. Giovedì mattina, stesso silenzio… Mah, sarà il solito “vorrei ma non posso”, oppure c’ha ripensato, staremo a vedere!... Il lunedì successivo squilla il telefono: è lui. Non gli nascondo che sono un po’ scocciata dalla buca dello scorso giovedì, ma lui riprende bene la conversazione dapprima scusandosi, poi giustificandosi era la prima volta e non credeva “si facesse sul serio”. Bè, acconsento di vederlo per il giovedì successivo (evidentemente, come le colf è il suo giorno di libera uscita). Appuntamento alle h 11. Arrivo e lo vedo parcheggiato dove avevamo convenuto, mi accosto alla sua auto, abbasso il finestrino e vedo un bel ragazzo, biondo, occhi verdi, spalle larghe ed un bel sorriso accattivante. In quel momento ho deciso di farla “hard”, non sapevo né come né quando, ma con lui avrei raggiunto lo scopo prefissatomi, evidentemente ed inconsciamente già “premeditato”. Andiamo al solito bar, solito tavolino e ci guardiamo un po’ imbarazzati ed un po’ divertiti… lui mi dice che gli piacerebbe, oltre ad avermi conosciuta, potermi “sentire” più da vicino, sentire il mio calore. Non era preventivato, per quella giornata, un incontro: mia figlia sarebbe uscita alla solita ora da scuola e sarebbe arrivata a casa, cicci non sapeva nulla né aveva preparato, come suo solito, il “set” per le sue (belle) foto. Io decido (ma avevo già deciso…) che lo voglio. Subito. Gli dico: “…io abito dietro a quel palazzo, se ti va potremmo andare da me: mi servono solo 10 minuti per organizzarmi”. Lui, come se avesse ingoiato un rospo, impaurito e sorpreso risponde “anche mezz’ora se vuoi!” (evidentemente, ho pensato, gli serve il tempo utile per il cialis o per il viagra). Telefono alla provvidenziale nonna, mi accordo per mia figlia, telefono a scuola e lascio il messaggio per lei. Ci avviamo verso casa e, appena sotto il palazzo mando un messaggio al cicisbeo: “affacciati al balcone”.
Sono le 11:45… Salendo, nell’ascensore, Roberto mi accarezza delicatamente i capelli, mi prende per la nuca con la sua grande mano e mi avvicina a se baciandomi delicatamente. Sono eccitata, bagnata ed il cuore mi batte all’impazzata: a lui non ho detto niente di cicci e cicci non sa nulla di questo ragazzo. Stavolta è veramente un bel “Play-game” Entriamo a casa e non si sente volare una mosca, avvio la musica, faccio accomodare Roberto e vado a cambiarmi…. Ovvero a togliermi i pantaloni, resto con un vestitino corto fino all’inguine, i tacchi giusti e vado a vedere come sta cicci. Lo trovo mezzo tramortito che fissa il pc con le foto che ci ha s**ttato in fretta e furia dal balcone non mi dice una parola, accenna ad un “ciao” che gli esce come un rantolo, l’espressione tra l’offeso e il terrorizzato. Gli sento il cuore sbattere nel petto. Lo accarezzo con amore e gli sussurro: “quando ti chiamo vieni di la, che ti presento Roberto: è un bel ragazzo ed è molto gentile, mi piace.” Cicci annuisce e continua a guardare lo schermo con lo screensaver che fa girare le mie foto con lui, quando lui si comportava da maschio ed io mi sentivo la sua femmina, solo sua “
…Claudio, ci porti due caffè per favore?” ed è così che sei entrato nella scena di una esperienza che non dimenticheremo facilmente. Arrivi con il tuo solito modo gentile, ti presenti (vicino a lui sembri più bassetto di quanto non sei), e gli chiedi se il caffè lo preferisce macchiato, zuccherato o corretto. E scappi via appena ti risponde “lo prendo amaro, grazie”. Rimango sola con lui, entrambi in piedi. Ho voglia di toccare quei muscoli duri, le gambe solide, le spalle forti.
Ho voglia di leccargli la pelle, sentirne l’odore, sentire la consistenza del suo cazzo che preme contro i jeans… Il ventre è piatto e muscoloso, passando delicatamente la mano sugli addominali ne percepisco la forza e sento un brivido traversarlo. Il cicisbeo ha portato i caffè, sta posizionando la video camera ed io non posso fare a meno di far scorrere la mano verso l’inguine, entrare nei jeans, toccargli finalmente il cazzo che sento durissimo e bollente.
Gli occhi di cicci sono nei miei: leggo dolore e paura, inadeguatezza e rassegnazione. Sento un brivido attraversarmi figa e cuore, ho bisogno di un uomo, mi alzo in punta di piedi e bacio Roberto con tutto il mio calore dicendogli “hai veramente un bel cazzo”.
Chiedo al cicisbeo di posizionare meglio i cuscini mentre mi metto in ginocchio su un divano offrendo la bocca al cazzo di Roberto che, nel frattempo, si è spogliato lasciandosi ammirare in tutta la sua giovane e virile bellezza. Gli piace sentire le mie labbra. Quando passo la lingua intorno al glande, mi dice frasi piene di passione e di erotismo, mi dice che ho un culo da favola, che non vede l’ora di scoparmelo… lascio il cazzo e salgo lungo il ventre, i capezzoli sono turgidi ed eccitati, lo bacio e gli sussurro: “ti prego, scopami! Ora!”
Ordino a cicci di leccarmela e riprendo avidamente in bocca il cazzo di Roberto. Le palle sono gonfie e rosse… depilate, dolcissime. Sono completamente fradicia, ho bisogno di sentire un cazzo forte, grosso e duro penetrarmi e sbattermi, Roberto lo capisce, mi toglie il cazzo dalla bocca, gira intorno al divano, scansa cicci e si mette dietro di me tenendomi il collo con una mano e mettendomelo finalmente dentro, cominciando a pomparmi, dapprima con lenta dolcezza poi sempre più forte, fino a spostare il divano alla parete opposta.
Mi scopa per dieci minuti senza darmi tregua, il cicisbeo è andato in un’altra stanza lasciando accese video camera e macchina fotografica in automatico. Sento gli s**tti inesorabili che fisseranno il tempo, l’attimo che si tramuterà in un sordo dolore (x cicci) e in un dolce ricordo (x me) in una conquista insperata per il giovane pilota. La dualità dei sentimenti o il punto di vista diverso? Roberto mi prende in braccio e mi porta sui cuscini precedentemente sistemati, mi mette a pecorina e mi allarga il culo con le mani sputandoci dentro: è una sensazione incredibile! Voglio essere sua, ma voglio che cicci ci sia, che nel frattempo mi lecchi, che subisca “live” questa emozione violentissima che entrambi stiamo vivendo.
Lo chiamo, arriva e si mette sotto di me, con la bocca in corrispondenza della figa, mentre Roberto mi scopa nel culo con una forza quasi inumana. Ad ogni pompata, dalla figa mi escono umori e piccoli schizzi di pipì: mi raccomando con cicci di non sporcare i cuscini, di stare attento… di bere tutto… di leccare ancora… ancora… ancora… vengo urlando e strofinando la figa sul viso del cicisbeo, con il culo pieno del cazzo di Roberto. Oggi mi sento veramente troia!...Ho bisogno di un time-break e vado in bagno. Anche Roberto deve, quindi chiedo a cicci se lo accompagna nell’altra toilette e lo aiuta (a qualcuno, a volte, piace “usarlo” come faccio io…) ma una volta entrati, Roberto lo ringrazia e lo fa uscire dal bagno lasciandolo fuori la porta. Mi sa che stavolta il cicci non “vede” né figa, né culo, né cazzo!... Bè, in compenso avrà molto materiale per le sue seghe. Roberto torna, ricomincia a scoparmi con foga la figa ed il culo, ancora ed ancora finché, sfinito, mi viene in bocca ed esclama soddisfatto: "...E vai!! Ce l'ho fatta!!" (...)
Andato via Roberto, lo saluto dal balcone e mi rendo conto che cicci è a brandelli: è il momento di prendermi cura di lui: “Amore, vieni a vedere come mi ha ridotto il culo Roberto: guardalo, annusalo, leccalo…”
I giorni seguenti sono stati tra i più difficili, costruttivi, profondi e dolorosi delle nostre vite: l’analisi di quanto è successo, il perché e le motivazioni all’origine hanno determinato una crescita inaspettata e la conoscenza di alcuni aspetti della nostra psiche, finora sconosciuti alla mente e latenti nel nostro inconscio.
…dopo 6 mesi esatti…
25 aprile 2008, domani è il mio compleanno...
Domani è il mio compleanno. Clarissa sono giorni che sta cercando di organizzare qualcosa, ma sembra cercare al buio, evidentemente ora, io a lei, più di tanto non stimolo né eros né fantasie. Ed è una costante dei climi freddi, vista la mia solita involuzione invernale. Ma ieri, ha scritto un ragazzo incredibilmente sexy e dotato. E sembra aver innes**to in Clarissa quella magica esplosione che può condurre ad emozioni violente e d'azzardo. La sera la contatta via messenger, si conoscono per quanto possibile in chat, parlano del più e del meno, giocano in webcam e a Clarissa non possono sfuggire le due sue caratteristiche principali: una risata schietta e coinvolgente, caratteristica, aperta, volitiva ed anche una particolare propensione all'eros, coadiuvata dal suo aspetto fisico (sexy, forte e possente) e... dal resto (sempre apprezzato dalle donne, checché si dica) e si danno un appuntamento per il giorno dopo, il 25 aprile, il giorno della "liberazione" per un tè. Si chiama Alì.
Contemporaneamente, nell'ansiosa frenesia di dover necessariamente organizzare qualcosa per festeggiare il mio compleanno, da appuntamento anche ad un altro ragazzo di Perugia che aveva inviato anche lui un'e-mail qualche giorno prima il quale, seppur sconcertato da tanta facilità di approccio (accidenti, manco ho mandato un'e-mail e già si tromba!!), si dice disponibile e di lì a qualche ora sarebbe arrivato a Roma, magari in serata.
Sono le 17 del 25 aprile, squilla il telefono, è Alì che chiama Clarissa annunciandole il suo arrivo di lì a 10 minuti. Clarissa lo accoglie e lo fa accomodare in salone. Io, in fibrillazione, preparo le ultime apparecchiature, organizzo i vassoi per servire qualcosa, mi domando come andrà a finire stavolta e quale sarà il ruolo che Clarissa sceglierà per me, mentre il cuore batte rullando ritmi sempre più concitati ed irregolari. Entro dalla finestra del terrazzo, mi presento e la prima cosa che esclamo, vedendolo e guardandolo negli occhi è "ehilà, come sei bello!" e lì, forse, ho decretato quello che di lì a qualche ora sarebbe stato il mio regalo di compleanno.
Così Clarissa mi informa sul suo lavoro: è un ex combattente dell’esercito (quelli che vanno in guerra), ha partecipato a diverse missioni, in Etiopia ed in altre parti del mondo. E' un incursore, quindi tempra e nervi d'acciaio. Praticamente Rambo. In questo periodo è a Roma. Siamo vicinissimi: noi abitiamo tra la sua abitazione ed il suo lavoro. Clarissa è come su una nuvola, sembra essere completamente rapita dal fascino avventuroso di Alì, dalla sua bellezza mascolina, dai suoi occhi magnetici, quasi orientali e dalla potenza che si immagina guardando i muscoli delle braccia, delle spalle. Clarissa trova il modo di farmi finire di parlare, quindi chiedo loro cosa desiderano: due caffè... corro in cucina a prepararli (anche perché mi sento di troppo ed inadeguato) ed a metabolizzare le notizie appena ricevute: Alì incarna perfettamente, o quasi, l'ideale fantastico, infantile ed adolescenziale di Clarissa. Credo che saranno fuochi d'artificio. Intanto sento le loro voci, quindi accendo la webcam dal salone al mio studio, promettendo a me stesso di non disturbarli più se non chiamato.
Poi tutto tace. Dal monitor vedo Alì che sfiora i capelli di Clarissa accennando una carezza, la tira a se e la bacia con passione. Lui si alza, si toglie la camicia e si volta di spalle. Non sentendo i loro dialoghi, ma solo immaginandoli, il cuore comincia a sussultarmi nel petto come fosse impazzito, fino all'insorgere di un violento mal di testa, che cerco di contrastare per quanto posso.
All'improvviso si scollega la webcam, quindi sono costretto ad entrare in salone per riavviarla (non reggerei al silenzio assoluto senza nemmeno poter vedere "cosa" succede, "come" succede. Cerco di essere invisibile, ma Clarissa mi chiama e mi dice: "Cicci, guarda che tatuaggio ha Alì" e lo fa girare di spalle, lui la tira violentemente a se e la bacia con passione, ricambiata e sentita... lei si ritrae da lui per poterlo guardare, lo accarezza vogliosamente, lo gira ed esclama "come sei... tanto!... Sei bello!".
Ed in quel momento, ho visto e sentito materializzarsi tutti i fantasmi delle mie paure, concretizzarsi e prendere vita. Il giudice supremo emettere la condanna temuta da una vita e schivata, finora, attraverso mille peripezie: "tu sei un uomo di serie "B" e non puoi pretendere di suscitare, in una donna, lo stesso desiderio che suscita un uomo del genere, un maschio "alfa", vincente, bello e superiore". Ma erano appena le 17:30, davanti a noi c'era tutto il pomeriggio, la sera, la notte, l'arrivo del ragazzo di Perugia, chissà... magari riuscirò comunque ad avere un ruolo, un senso, un perché di essere lì.
Clarissa si gira offrendogli le terga e mi chiede di leccarla. Mi inginocchio davanti a lei, la lecco, lui la stringe da dietro, sono entrambi in piedi, lui dietro a lei. Percepisco dai movimenti del bacino che gli si sta strusciando, li sento scambiarsi carezze ed appassionate promesse, finché Clarissa, scostandomi mi chiede un preservativo e si gira verso di lui. Obbedisco mentre vedo lui che si toglie completamente i pantaloni e si siede sul divano, lei gli si inginocchia davanti e glielo prende in bocca, lodandolo per la durezza, ridacchiando, leccandolo in ogni dove. Arrivo con il preservativo e Clarissa mi dice "guarda che cazzo grosso e duro ha Alì. Guardalo...".
Rimango impietrito di fronte a ciò. Non emetto suono né, credo, tradisco emozione. Clarissa si concentra sul suo uomo, cerca di infilargli il preservativo con la bocca, alla maniera delle ragazze di strada ma è di una misura media, non adatta a lui e non gli riesce bene, quindi si aiuta con la mano... Poi non ne può più, si mette sopra di lui, gli prende il cazzo e se lo infila, finalmente, laddove voleva sentirlo, probabilmente, fin dalla sera prima, in webcam. I suoi movimenti, i sussulti, le dolcissime lamentele di Clarissa mi fanno comprendere quanto quella donna, in quel momento, fosse la donna unicamente dell'uomo che la stava scopando, solo sua e nessun altro esisteva, contava o aveva senso di essere. Con il cuore rotto, l'anima a pezzi e la considerazione di me come maschio, come uomo, sotto la suola delle scarpe. Vestito mezzo da uomo, mezzo da donna, sentendo un'impotenza nascere da dentro il midollo spinale, impossibile ad abbattersi né con farmaci né con terapie, vedo la mia donna persa tra le braccia di un uomo che piace anche a me ed al quale se non faccio schifo per la mia pochezza come uomo, poco ci manca.
Non vado via, oltre la macchina fissa e la video camera, c'è anche la mia bella Nikon. Deglutisco con difficoltà e comincio a s**ttare foto esplosive per la loro intensità, incredibilmente eccitanti se unite all'audio che so verrà registrato. Lui la gira con estrema facilità, la mette a pecorina e comincia a scoparla con vigore, guardandosi nel monitor eccitandosi ancor di più quando Clarissa mi dice con voce rotta "togliti i pantaloni, tu. Fagli vedere come ce l'hai mosciolo, invece". Lui continua a scoparla finché lei glielo implora nel culo, e gli dice quanto sia bello sentirsi finalmente riempita da un cazzo durissimo e grosso, di sbatterla forte di darglielo tutto. Mi tolgo i pantaloni, ed effettivamente dal perizoma che mi aveva fatto mettere Clarissa, quello con il buco al centro ed il pene di fuori, fuoriusciva un vermetto insignificante, reso ancor più timido dall'impossibile confronto, nonostante avessi preso una compressa intera di Cialis da 20 mg. Incredibile l'effetto che l'adrenalina ha sull'erezione e la psiche sui ruoli... Io non avevo diritto neanche di avere un'erezione.
La scopa nel culo, da dietro, per 20 minuti e lei geme come non mai. Più la scopa, più vuole essere scopata. Più lui è violento, più lei chiede, implora, supplica violenza potenza e vigore. Io sembro non esistere per lei. Ogni tanto lui si gira verso di me non tradendo nessun pensiero, nessun giudizio: troppo pochi. Quindi accendo il flash (se non altro per dirle "esisto"). Si accorge di me e mi dice: "vai a vedere se ha chiamato quel ragazzo di Perugia". Capisco, obbedisco e me ne vado in cucina mentre loro continuano a fare l'amore...
Trascorre circa un'ora, durante la quale si rompe l'unico preservativo che avevamo in casa. La bocca di Clarissa si concentra su Alì, sul suo corpo, sui suoi muscoli sul suo cazzo e mi chiede di portarle il mio butt-plug piccolino. Corro e glielo porgo, lo lecca, se lo infila nel culo e gli dice: "te lo tengo in caldo per un po'", e comincia a leccargli il culo ed i coglioni. Di tanto in tanto risale sull'asta lunga e durissima fino alla cappella, gonfia, turgida e rossa, lo guarda negli occhi e gli sorride dolcissima. E' bellissima, in ginocchio davanti a lui, comodamente sdraiato sul divano mentre la sua lingua impara a conoscere le parti più intime del suo amante. Lui le chiede se ha bisogno di qualcosa di più grosso dentro, lei si volta verso di me e mi chiede di trovarle qualcosa di più grande per il suo culo "cicci, ho bisogno di sentirmelo allargato, prendimi qualcosa di più grosso". Mentre Clarissa continua a toccarlo, baciarlo, leccarlo, vado a prendere il butt-plug a pompa. Lo faccio vedere ad Alì, che ne apprezza le dimensioni e... lei si gira e dice "si vabbè, mentre tu me lo metti nel culo io lo voglio in bocca" ed il cazzo di Alì sparisce nella bocca di mia moglie mentre io mi adopero per lubrificarle bene l'ano, il butt-plug e... tutto dentro! Clarissa comincia a pompare... 1, 2, 3, 4... si ferma e mugola leccando con rinnovato vigore il cazzo sempre più duro e grosso di Alì, 5, 6, 7, 8... quasi sta piangendo ma i suoi gemiti fanno bene intendere quanto il dolore ed il piacere siano figli dello stesso padre e della stessa madre, 9, 10, 11, 12... il cazzo di Alì non si vede più, è tutto nella bocca avida di Clarissa, lo tira fuori di colpo ed urla tutto il suo piacere, continuando a leccargli i coglioni, il culo e gemendo sempre più 13, 14, 15, 16... non ce la fa più e gira la valvola mentre emette un sospiro di sollievo, leccando ora con dolcezza la cappella di Alì e sussurrando "è bellissimo...e tu fai finta di incularmi, mettiti dietro di me e spingi il butt-plug: in fondo è come se fossi tu"
Alle 19:30, finalmente squilla il telefono, porgo il cellulare a Clarissa che, con estrema disinvoltura, indica la strada all'ospite Perugino, alternandosi tra una risposta di ed il cazzo di Alì. Coordina perfettamente i movimenti, solo qualche suono gutturale ogni tanto ma il tutto si svolge in perfetta sincronia. Mi ordina, intanto, di leccarle il culo e di sentire, con la lingua, come ce l'ha aperto. Il cazzo di Alì prima, ed il butt-plug dopo avevano aperto lo sfintere di Clarissa in maniera esagerata, i muscoli anali completamente rilassati e disponibili... lo lecco fin dove posso con estrema perizia e dolcezza, lo lubrifico quanto più non posso e lei mi regala finalmente un piccolo peto sulla lingua. Qualcosa ho avuto anch'io.
Dopo aver girovagato una mezz'ora, la stessa mezz'ora di ulteriori leccate al cazzo di Alì, e di telefonate, finalmente arriva il suono del citofono. Vado ad aprire poiché Clarissa è impegnata a fare un bocchino ad Alì. Sono le 20. Entra in casa, prosegue fino al salone, lei si stacca per un attimo dal cazzo, lo saluta e lo riprende in bocca. Questo nuovo ospite è sconcertato: si spoglia, mi chiede dov'è il bagno, lo accompagno. Torna dove Clarissa è intenta a fare il bocchino ad Alì e si sdraia vicino a loro. Lei glielo tocca un paio di volte, glielo prende in bocca, ma poi torna sempre del suo maschio, dal leader, dal maschio "alfa" di quella sera, in quel territorio, dove tutti avevano un ruolo, meno che me. Mi chiama e mi ordina di leccarla mentre i due ragazzi si alternano, in piedi, nella sua bocca. Ad un certo punto mi alza, mi apre la bocca con una mano, facendo pressione sulle guance, quindi aprendomi la bocca nel modo più ricettivo e mi sputa dentro un liquido caldo e vischioso, di sapore neutro e mi dice: "senti com'è buona". Ingoio tutto e continuo a leccarle l'ano quando un pelo perugino finisce sulla glottide di Clarissa mettendo fine ai giochi. Per ora... Sono le 21 e Clarissa invita a cena i suoi ospiti. Volo a far da mangiare, apparecchiare, far tutto. Clarissa va in bagno ed i due ragazzi chiacchierano amichevolmente. La seguo, finalmente sento la mia virilità provare a manifestarsi, ma sono distrutto dentro; mi chiede se voglio che mi faccia un bocchino anche a me, le rispondo che non ce n'è bisogno, che sarà stanca, e poi non è il mio ruolo... lei annuisce accarezzandomi i testicoli e mi indirizza il pene verso il lavandino. Mi tocco e scarico lì la mia eccitazione, il mio orgoglio, la mia rabbia, il mio amore.
Sto in cucina con un milione di cose da fare, il pene flaccido e la camicina di Clarissa di pizzo a cucinare in fretta e furia per i suoi amanti, con il culo di fuori e la paravanti da cameriere.
Servo la cena (venuta benino), qualche parola di complimento, affabile discussione tra il ragazzo di Perugia ed Alì, interessante anche lo scambio che lui ha avuto con me. Clarissa muta, sorridente, incantata. Mi fa i complimenti per la cena e per tutto il resto. Beviamo abbastanza, fino alla buonissima grappa barricata (903), la mia preferita. Verso le 24 Clarissa annuncia il mio compleanno: "tanti auguri, cicci" e lo fa standomi di fronte ed alzando un calice con il vino della cena. I due ragazzi, entrambi, mi stringono la mano, poi anche lei si avvicina e mi dice "buon compleanno amore mio, piaciuto il regalo?" Poco dopo, l'ospite arrivato per ultimo, Furore il suo nickname all'anagrafe delle chat e degli annunci hard, capisce che la sua presenza è di troppo e si congeda, tornandosene a Perugia. Mentre sparecchio la tavola, metto in ordine quel che c'era da riordinare, Clarissa ed Alì si accomodano sul divano delle chiacchiere, parlando del più e del meno, serenamente. In cucina ci sono montagne di piatti e di pentole, in quanto durante la cena non avevo avuto il tempo di riordinare mentre preparo come faccio di solito, per facilitarmi il lavoro successivo e lasciare a Clarissa la cucina, che è comunque il suo Regno, fedele a se stessa ed alle tradizioni della sua famiglia, il più possibile ordinata e pulita. Non li sento più parlare, torno in sala e vedo Alì con il cazzo in bocca a Clarissa, ora nuda, stesa sul divano intenta a leccarglielo. Riaccendo la camera fissa e me ne torno di là. So che la mia presenza è inutile e palesemente di troppo.
Se ne va verso l'una, dando un profondo bacio in bocca a Clarissa, l'ennesimo e con l'ennesimo vigore e dandole appuntamento di lì a breve, "magari al mare, a Capocotta. Io vado spesso all'oasi naturista" "ma dai, anche noi!!".
Ciao Alì e grazie...
26 aprile 2008
Alle 9 arriviamo alla spiaggia meravigliosa di Capocotta, all’Oasi Naturista. Non c’è ancora molta gente, il mare splendido, la nostalgia del sole e del mare ci prende e restiamo muti, per assaporarne meglio l’odore di salsedine, i ricordi, il calore…
Le solite facce, un po’ invecchiate, rifletto su me stesso e sul tempo che passa portando con se rughe e dolori e mi viene in mente la bellissima poesia di Arnoldo Foà:
“Chi è quel vecchio che guardo nello specchio?”
In questa dimensione, facciamo colazione, prenotiamo il tavolo per il pranzo e ci mettiamo in riva al mare. Poca gente, sempre gli stessi, qualcuno nuovo. Le cinesi che girano con le loro magliette ed i jeans pesanti ed attillati alla ricerca di qualche vecchio che, con la scusa del massaggio, tenta di risentire emozioni antiche e sopite. Spero non finire mai così e guardo soddisfatto la mia linea, sentendomi un po’ meno brutto del solito.
Attira la mia attenzione una signora, carina, minuta, elegante, con un costume nero, misurato e sobrio. Mi ricorda qualcuna, un’attrice, ma non riesco a fissarne il ricordo… Lei si accorge del mio interesse e spesso la vedo girarsi verso di me. Il mare, la spiaggia, l’estate: le emozioni si accavallano mentre prendiamo il sole.
Clarissa è bellissima, la sua carnagione bianca, tendente però all’olivastro, classico della sua terra, splende al sole. Provo a capire quali sono i suoi pensieri ma, come sempre, ne è quanto mai parsimoniosa e poco o nulla mi racconta delle sue sensazioni di quel che prova, di quel che sente.
Non una parola su Alì.
Da quando siamo arrivati entrambi, silenziosamente, abbiamo perlustrato con gli occhi tutta la spiaggia, sperando di vederlo lì…ma tra noi neanche un accenno, come se non sapessimo entrambi che quella spiaggia la frequenta anche lui e nulla di più probabile è trovarlo lì. E’ stata Clarissa ad insistere per venire a Capocotta. Anzi, sono due giorni che non ripete altro, il giorno del mio compleanno, ieri, abbiamo anche litigato per questo. Le avevo chiesto cosa avesse in programma per il giorno del mio compleanno, vista la notte passata in bianco (di tutto: di sesso, di sonno e di stima di me stesso) e lei mi ha risposto candidamente “possiamo andare al mare, all’oasi naturista” (“…hai visto mai che incontriamo Alì…?”, aggiungo io nei miei pensieri). La sera stessa proposta per la domenica… ergo che vuole andare a Capocotta. Infine cedo ed eccoci all’oasi. Che senso ha, del resto, contrastare queste pulsioni, pure e legittime, rarissime alchimie tra sentimenti eros e pathos?
Gli sguardi con la bella signora continuano. Nel frattempo sono arrivati dei loro amici (la bella signora è con il marito ed il figlio, un bambino di 5/6 anni), lei va vicino alla riva attenta al figlio che gioca in prossimità dell’acqua e… Un ragazzo abbronzantissimo, vestito con un dothi indù in garza bianca, camicia dello stesso colore e tessuto, bello, proporzionato, slanciato e scolpito si ferma a parlare con la signora oggetto dei miei impulsi erotici. Alì, si, lui… era lì ed era proprio con lei che si muoveva, nel dialogo, con le movenze e la grazia della femmina che in cuor suo ha già detto “si”. Se n’è accorta anche Clarissa, ma non una parola, un commento, un sussurro, un movimento. Nulla di nulla… eppure poche ore prima è stata la sua donna, e lo è stata come lo era con me nei momenti che si ricordano e che non ci sono più da tempo… ma “la donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero”, accetto il suo silenzio per una buona mezz’ora, mentre Alì parla animatamente con la bella signora, ogni tanto si sente la sua fragorosa e coinvolgente risata, pulita e schietta. Poi non reggo più, quando Alì saluta la sua amica e si avvicina verso di noi per salutare anche il marito che fino ad allora era rimasto sul lettino intento a leggere il giornale (…), quindi prossimo a raggiungerci, essendo sulla sua traiettoria esclamo “toh, guarda chi c’è…Alì” e Clarissa “Ah, si” e si volta a prendere il sole dietro, come se gli avessi detto “il sole è caldo”
Arriva sorridente porgendomi la mano in segno di amicizia, il suo sorriso, aperto e sincero mi piace e mi coinvolge, lo saluto apostrofandolo amichevolmente “Ciao turco!”. E saluta anche Clarissa con un dolce bacio sulle labbra. Lei sembra aver preso vita. E’ imbarazzatissima: ora Alì la vede diversa dalla notte precedente, senza calze, baby-doll, scarpe ed accessori. Ora è nuda: “gli piacerò ancora?” è il suo silente pensiero. Chiacchiero del più e del meno con Alì che si fa portare un lettino e lo fa posizionare vicino a Clarissa. Lei tra noi due, diversi come la notte con il giorno, muta, come non ci fosse.
Si fa l’ora di pranzo, invito Alì a pranzare con noi ma declina essendosi svegliato da poco: per lui è ora di colazione. Promette di raggiungerci per un bicchiere da bere assieme.
Mangiamo bene, l’atmosfera è sempre la stessa, piacevole e rilassata. Il vino alla spina scende e disseta, allenta la tensione iniziale di Clarissa e rende me un po’ più gaudente (non so di che, ma tant’è). Alì ci raggiunge sorridente e radioso, come sempre. E’ proprio un bel ragazzo e Clarissa, finalmente più sicura di se, rilassata dal vino e dall’abbigliamento, parla con me e con Alì, mostrandosi in tutta la sua dolcezza ed affabilità. Vivo con una donna meravigliosa, forse non più totalmente mia, ma tutto non si può volere dalla vita. E mi accontento, scegliendo la via mediativa, ed accettando la mia condizione.
Torniamo in spiaggia ed Alì ci fa notare due ragazze bellissime, probabilmente sudamericane o cubane, elogiandone il corpo ed il viso. Avranno avuto 25 anni… Forse il suo modo di vendicarsi di Clarissa per come mi tratta? Forse solo una disattenzione alla galanteria, pur sempre viva in lui. Fatto sta che anche io e Clarissa facciamo le stesse considerazioni, intravedendo forse la possibilità che una delle due ragazze fosse una coppia vista su un portale di annunci hard proprio la sera prima… chissà. Stesi al sole, Clarissa in mezzo e noi due seduti, rivolti uno di fronte all’altro, Alì bellissimo, abbronzantissimo, depilato e… con il membro alla giusta consistenza limite per una spiaggia naturista, mostrando la grossezza del suo membro pur non avendo un’erezione vera e propria. Il mio lo sentivo inesistente. Nonostante il cialis, nonostante il sole, nonostante il mare, nonostante Clarissa.
Quasi alle 20, cotti come gamberetti, capiamo che è l’ora di andare nonostante vorremmo restare (non è mai successo di stare tante ore al mare, specie la prima volta) ma chi ha un perché riesce a sopportare quasi ogni come ed è così che ci salutiamo, a me una stretta di mano e a Clarissa un bacio delicato e sensuale sulla bocca. “Hai riattivato il tuo numero?” fa Alì a Clarissa. E lei: “si, certo: è sempre acceso”.
E si torna a casa senza pronunciar parola di quanto avvenuto, come se tutto fosse scontato, ovvio… ed in effetti lo era. E forse lo è.
…e non finisce qui.
Il silenzio che uccide
sabato 17 maggio 2008
…In questi giorni Clarissa sta scrivendo il suo “25 aprile”. Non si può fare a meno di sentire, tra noi, la presenza di Alì e di quel che lui, con la sua immagine e forse con la sua realtà, rappresenta. E’ sempre presente, in ogni sguardo, in ogni azione, in ogni momento tra noi ed anche quando siamo da soli. Sembra assurdo e chi ha vissuto queste esperienze sa bene che non succede quasi mai, che una persona conosciuta, per così dire, per poche ore, possa diventare così importante, ingombrante e presente nella vita di due persone che si amano e che hanno dato il senso della loro vita l’uno per l’altra e viceversa… o forse non è esattamente così?
Invece di reprimere e contrastare questo sentimento, così forte e carico di erotismo e pathos, che sento nascere in Clarissa ed in me, ho fatto in modo di farglielo pian piano accettare ed esternare, specie con lui, che ha i suoi problemi e che, per il rispetto che sento di portargli, volutamente ometto.
E’ sempre lei che lo cerca in chat e lui, con una scusa o con un’altra ha sempre chiuso in fretta e furia la conversazione. E lei continua a sentirsi dall’altra parte della barricata, con me e con i “brutti” come me, che non possono ambire a tanta bellezza, e che è già tanto se ancora tiene il contatto e non è sparito come la maggior parte degli uomini che, finora, ha conosciuto. Le vittorie, a volte, hanno strane vesti e si mostrano a noi a seconda degli occhi e del cuore che le vedono o che le subiscono. C’est la vie.
Oggi sento che ha deciso di vederlo, Clarissa è ad un tempo agitata, impaurita ed eccitata. Prima o poi si vedranno, probabilmente da soli, visto che io ho espresso il desiderio di restarne, per quanto possibile, fuori. Non più foto, video e quanto altro possa rendere freddo e meccanico ciò che si sta rivelando carico di emozioni e sentimenti. Non ho la forza di reggere ad altro dolore in diretta live. Al tempo stesso non ce la faccio più a star solo nel mio sordo dolore.
Misteri della tecnica, la rete di casa non mi permette l’accesso al pc di Clarissa. Le ho suggerito di essere più diretta e di esprimersi, con lui (con me, ormai, è diventato un eufemismo) così come la sente: ha voglia di vederlo? glielo dicesse chiaramente… Sarà il nostro futuro a farmi capire quali sono le parole di una donna affascinata ed attratta da un uomo. Un Uomo di serie “A”, un maschio “alfa”, quelli che hanno il diritto alla riproduzione, agli altri restano gli avanzi di quando il leader non c’è, muore, si distrae o è impegnato con le altre femmine del suo branco. Ma sempre “avanzi” sono…
Questa notte Clarissa ha scritto fino a tardi, ha chiuso il suo pc verso le 3:30. In 5 ore ha scritto 1 pagina in formato word (arial 10). Tant’è la voglia di rendere me partecipe del suo piacere, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, delle sue fantasie, della sua vita erotica. Quella vera, profonda, che ogni donna si “giudica” e che è difficilissimo esternare… con chi tiene celata la sua. Credevo di aver aperto queste porte del cuore e dell’anima della donna che amo ma, evidentemente, mi sbagliavo.
Io sono andato a dormire un po’ prima, stanchissimo, in camera mia. Lei è venuta da me chiedendomi di dormire con lei. Non avrei voluto, so cosa succede la notte e la mattina alla mia sfera sessuale… specie se vicino a lei e vorrei evitare di vivere sentimenti che uccidono. Comunque vado. Alle 9 sono sveglio, il pene è durissimo, impossibile contenere la voglia del suo corpo, del suo calore della voglia di me… se ne accorge, si sveglia, mi accarezza e… mi fa una sega. Quando sto per venire accenna ad avvicinarsi con la bocca, ma so quanto non le piaccia sta cosa, specie il mio sperma e specie di prima mattina, appena sveglia ed ancora assonnata. Quindi mi scosto, lei capisce e si alza, finalmente esce l’ansia del desiderio e del mio amore, del mio dolore e delle mie paure e sborro su me stesso, inondandomi del mio sperma, ormai antico, vecchio, abusato. Ci alziamo per il caffè della mattina
(…e delle costruttive chiacchiere tra noi che ci accendono e ci uniscono?)
“Amore, io vado a dormire un altro po’, ti spiace?” e l’ho rivista all’una.
queste ore sono state pesanti come massi sulla schiena, che schiacciano il cuore ed i polmoni… la solitudine ed il silenzio del segreto di chi ami, a volte, può anche uccidere. Alì, come sempre, non si concede, si rende prezioso, irraggiungibile. Lei glielo ha fatto capire che vorrebbe rivederlo… anche nel “loro modo” e lui, come sempre, glissa con una scusa qualsiasi… una telefonata, la partita a calcio, un amico ha suonato alla porta, il cane da portare a spasso… forse ha capito il mio gioco, o forse lo sente soltanto, allenato a sentire l’odore del pericolo, probabilmente il suo forte istinto di conservazione lo mette al riparo cercando di non stare al mio (nostro?) gioco. Sa bene che il campo di battaglia dove voglio trascinarlo con tutta la forza della disperazione che sento in me è, per lui, un campo minato, difficile tanto quanto il mio se non di più: i muscoli si possono costruire, serve costanza, sacrificio ed un senso. L’anima, l’Amore, la passione e la conoscenza sono affari ben più difficili da costruire. E, su questo, sa di essere perdente, oppure lo teme, parimenti me…
Ma Clarissa è una donna, un’amante irresistibile, una femmina bollente quando lo vuole e lo sente e non ha paura d’esprimersi. Glielo dissi allora e glielo ripeto adesso:
“sciogli le briglie dei sentimenti che incatenano i sensi ed imprigionano l’anima, lasciati andare alle passioni, ai desideri, all’Amore e ti riscoprirai stupendamente Donna e superbamente bella”
lo scrivevo riferendomi all’Amore che stava nascendo in noi, ora mi riferisco alla passione travolgente della realizzazione del proprio castello, lo stesso del convegno incantato sull’Himalaya che tanto ci attrae e che un giorno, forse, raggiungeremo anche noi, liberi, finalmente, dal rumore illusorio di questi poveri, piccoli, stupidi drammi umani…
l’uccellino in gabbia
domenica 18 maggio 2008
"Ti fai troppe seghe: è ora di porvi rimedio!!". Questa è stata l'inappellabile sentenza emessa da Clarissa qualche giorno fa. "D'ora in poi, quando non ci sono, tu indosserai questa graziosa gabbietta che sembra esser fatta apposta per te".
Si tratta della CB 2000, una cintura di castità maschile, comprata da Clarissa, a carissimo prezzo, in un sexy shop nei pressi di via Tiburtina...
Poi il gioco deve averle preso la mano ed ora vuole che la indossi anche durante i Suoi incontri amorosi :
"a scanso di equivoci" dice, "tanto per leccare culi, palle, fighe e cazzi l'uccellino non ti serve di certo ed in questo modo resti eccitato, servizievole e disponibile, come piaci a me...”
13 years ago